#SelfieadArte

Acrocchiopoli (Adelina Hurni-Bay, La Luna in Folle)
02 Mar

Acrocchiopoli (Adelina Hurni-Bay, La Luna in Folle)

Concepito per mettere in luce e celebrare gli sviluppi della scena artistica contemporanea, il Premio MAXXI sostiene la crescita della giovane generazione di artisti italiani nel contesto locale e internazionale. Giunto alla sua ottava edizione, occupa oggi un ruolo centrale nel dibattito nelle arti visive e rappresenta un volano per la diffusione del talento degli artisti emergentie mid-career.
Selezionati da una giuria internazionale composta da Hou Hanru, Adelina Von Fürstemberg, Matteo Garrone, Francesco Manacorda, Anna Mattirolo e Elena Kontova, i quattro finalisti dell’edizione 2016 sono ancora esposti nella galleria 3 del Museo. La chiusura della mostra è stata infatti prorogata al 12 marzo 2017.
Sono Riccardo Arena, Ludovica Carbotta, Adelita Husni-Bey e il collettivo Zapruder.
La mostra accoglie opere concepite e prodotte per questa occasione. L’opera del vincitore Zapruder (2000, Roncofreddo, FC) entra a fare parte della collezione permanente incrementandone il patrimonio. Il film Zeus Machine (2016), ispirato alle “Dodici fatiche di Ercole”, riflette sull’identità delle società moderne attraverso la reinterpretazione del mito stesso.

 

Adelina Hurni-Bay (1985, Libano). “La Luna in Folle”
Si tratta di una installazione concepita come set televisivo nel quale i contenuti di programmi tra i più noti sono rielaborati da compagnie di teatro locali.

Vela iperbolica (Riccardo Arena, Orient 1-Everlasting Sea)
02 Mar

Vela iperbolica (Riccardo Arena, Orient 1-Everlasting Sea)

Concepito per mettere in luce e celebrare gli sviluppi della scena artistica contemporanea, il Premio MAXXI sostiene la crescita della giovane generazione di artisti italiani nel contesto locale e internazionale. Giunto alla sua ottava edizione, occupa oggi un ruolo centrale nel dibattito nelle arti visive e rappresenta un volano per la diffusione del talento degli artisti emergentie mid-career.
Selezionati da una giuria internazionale composta da Hou Hanru, Adelina Von Fürstemberg, Matteo Garrone, Francesco Manacorda, Anna Mattirolo e Elena Kontova, i quattro finalisti dell’edizione 2016 sono ancora esposti nella galleria 3 del Museo. La chiusura della mostra è stata infatti prorogata al 12 marzo 2017.
Sono Riccardo Arena, Ludovica Carbotta, Adelita Husni-Bey e il collettivo Zapruder.
La mostra accoglie opere concepite e prodotte per questa occasione. L’opera del vincitore Zapruder (2000, Roncofreddo, FC) entra a fare parte della collezione permanente incrementandone il patrimonio. Il film Zeus Machine (2016), ispirato alle “Dodici fatiche di Ercole”, riflette sull’identità delle società moderne attraverso la reinterpretazione del mito stesso.

 

Riccardo Arena (1979, Milano). “Orient 1-Everlasting Sea”
Un atlante senza geografia che esplora una “terra incognita”, fondendo specularmente la cartografia lunare e quella terrestre, capovolgendo distanze e paesaggi.

Vuoto interiore (Keith Haring, untitled)
23 Feb

Vuoto interiore (Keith Haring, untitled)

A Milano a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 18 giugno 2017 c’è la grande mostra Keith Haring. About Art. L’esposizione, curata da Gianni Mercuri, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Giunti Arte mostre musei e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, con la collaborazione scientifica di Madeinart e il prezioso contributo della Keith Haring Fondation, presenta 110 opere, molte di grandi dimensioni, alcune inedite o mai esposte in Italia.

La rassegna, per la prima volta, rende il senso profondo e la complessità della ricerca dell’artista, mettendo in luce il suo rapporto con la storia dell’arte. Le opere dell’artista americano si affiancano a quelle di autori di epoche diverse, a cui Haring si è ispirato e che ha reinterpretato con il suo stile unico e inconfondibile, in una sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi del suo secolo e di escursioni nel futuro con l’impiego del computer in alcune sue ultime sperimentazioni. Tra queste, s’incontrano quelle realizzate da Jackson Pollock, Jean Dubuffet, Paul Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre.

Keith Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento; la sua arte è percepita come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata su temi propri del suo e del nostro tempo: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Haring ha partecipato di un sentire collettivo diventando l’icona di artista-attivista globale.
Tuttavia, il suo progetto fu di ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico personale, immaginario simbolico,che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l’arte come testimonianza di una verità interiore che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale e individuale. È in questo disegno che risiede la vera grandezza di Haring; da qui parte e si sviluppa il suo celebrato impegno di artista-attivista e si afferma la sua forte singolarità rispetto ai suoi contemporanei.

 

 

Keith Haring, untitled (1981)

Hip hip Hop hop (Keith Haring, untitled)
23 Feb

Hip hip Hop hop (Keith Haring, untitled)

A Milano a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 18 giugno 2017 c’è la grande mostra Keith Haring. About Art. L’esposizione, curata da Gianni Mercuri, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Giunti Arte mostre musei e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, con la collaborazione scientifica di Madeinart e il prezioso contributo della Keith Haring Fondation, presenta 110 opere, molte di grandi dimensioni, alcune inedite o mai esposte in Italia.

La rassegna, per la prima volta, rende il senso profondo e la complessità della ricerca dell’artista, mettendo in luce il suo rapporto con la storia dell’arte. Le opere dell’artista americano si affiancano a quelle di autori di epoche diverse, a cui Haring si è ispirato e che ha reinterpretato con il suo stile unico e inconfondibile, in una sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi del suo secolo e di escursioni nel futuro con l’impiego del computer in alcune sue ultime sperimentazioni. Tra queste, s’incontrano quelle realizzate da Jackson Pollock, Jean Dubuffet, Paul Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre.

Keith Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento; la sua arte è percepita come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata su temi propri del suo e del nostro tempo: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Haring ha partecipato di un sentire collettivo diventando l’icona di artista-attivista globale.
Tuttavia, il suo progetto fu di ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico personale, immaginario simbolico,che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l’arte come testimonianza di una verità interiore che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale e individuale. È in questo disegno che risiede la vera grandezza di Haring; da qui parte e si sviluppa il suo celebrato impegno di artista-attivista e si afferma la sua forte singolarità rispetto ai suoi contemporanei.

 

 

Keith Haring, untitled (1986)

Buco il video! (Keith Haring, untitled - Mural for st.Patrick’s Daycare Center, San Francisco)
23 Feb

Buco il video! (Keith Haring, untitled - Mural for st.Patrick’s Daycare Center, San Francisco)

A Milano a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 18 giugno 2017 c’è la grande mostra Keith Haring. About Art. L’esposizione, curata da Gianni Mercuri, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Giunti Arte mostre musei e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, con la collaborazione scientifica di Madeinart e il prezioso contributo della Keith Haring Fondation, presenta 110 opere, molte di grandi dimensioni, alcune inedite o mai esposte in Italia.

La rassegna, per la prima volta, rende il senso profondo e la complessità della ricerca dell’artista, mettendo in luce il suo rapporto con la storia dell’arte. Le opere dell’artista americano si affiancano a quelle di autori di epoche diverse, a cui Haring si è ispirato e che ha reinterpretato con il suo stile unico e inconfondibile, in una sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi del suo secolo e di escursioni nel futuro con l’impiego del computer in alcune sue ultime sperimentazioni. Tra queste, s’incontrano quelle realizzate da Jackson Pollock, Jean Dubuffet, Paul Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre.

Keith Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento; la sua arte è percepita come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata su temi propri del suo e del nostro tempo: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Haring ha partecipato di un sentire collettivo diventando l’icona di artista-attivista globale.
Tuttavia, il suo progetto fu di ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico personale, immaginario simbolico,che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l’arte come testimonianza di una verità interiore che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale e individuale. È in questo disegno che risiede la vera grandezza di Haring; da qui parte e si sviluppa il suo celebrato impegno di artista-attivista e si afferma la sua forte singolarità rispetto ai suoi contemporanei.

 

 

Keith Haring, untitled (1985, Mural for st.Patrick’s Daycare Center, San Francisco)

The sacred heart of Keith (Keith Haring, untitled)
23 Feb

The sacred heart of Keith (Keith Haring, untitled)

A Milano a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 18 giugno 2017 c’è la grande mostra Keith Haring. About Art. L’esposizione, curata da Gianni Mercuri, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Giunti Arte mostre musei e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, con la collaborazione scientifica di Madeinart e il prezioso contributo della Keith Haring Fondation, presenta 110 opere, molte di grandi dimensioni, alcune inedite o mai esposte in Italia.

La rassegna, per la prima volta, rende il senso profondo e la complessità della ricerca dell’artista, mettendo in luce il suo rapporto con la storia dell’arte. Le opere dell’artista americano si affiancano a quelle di autori di epoche diverse, a cui Haring si è ispirato e che ha reinterpretato con il suo stile unico e inconfondibile, in una sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi del suo secolo e di escursioni nel futuro con l’impiego del computer in alcune sue ultime sperimentazioni. Tra queste, s’incontrano quelle realizzate da Jackson Pollock, Jean Dubuffet, Paul Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre.

Keith Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento; la sua arte è percepita come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata su temi propri del suo e del nostro tempo: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Haring ha partecipato di un sentire collettivo diventando l’icona di artista-attivista globale.
Tuttavia, il suo progetto fu di ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico personale, immaginario simbolico,che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l’arte come testimonianza di una verità interiore che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale e individuale. È in questo disegno che risiede la vera grandezza di Haring; da qui parte e si sviluppa il suo celebrato impegno di artista-attivista e si afferma la sua forte singolarità rispetto ai suoi contemporanei.

 

 

Keith Haring, untitled (1984)

Quando la bambina era bambina, non faceva facce da fotografo (L.Battaglia, La Rosa, Palermo)
20 Feb

Quando la bambina era bambina, non faceva facce da fotografo (L.Battaglia, La Rosa, Palermo)

Al MAXXI di Roma fino al 17 aprile “LETIZIA BATTAGLIA. Per pura passione”. Testimone visiva della realtà sociale e politica del nostro paese, in particolare dei fatti di cronaca di mafia, Letizia Battaglia (1935) è riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea non solo per i suoi scatti saldamente presenti nell’immaginario collettivo, ma anche per il valore civile ed etico del suo lavoro.

 

L’esposizione che il MAXXI le dedica intende restituire i molteplici aspetti della sua personalità tra fotografia, editoria, teatro sperimentale e politica, attraverso un corpus di oltre 200 immagini e di diversi materiali originali e di documentazione. La mostra si articola in una prima parte che testimonia, a partire dalla fine degli anni Sessanta, la sua attività di fotoreporter tra Milano e Palermo, il lungo impegno militante nel campo dell’editoria, il suo interesse per il teatro sperimentale, la regia, l’esperienza con i pazienti dell’ospedale psichiatrico di via Pindemonte a Palermo. I materiali – fotografie vintage, provini con note autografe, schede di archivio, stampe trovate e ritrovate, pubblicazioni – provengono dal suo archivio e sono esposti qui per la prima volta.

 

Nella seconda parte la scena si apre sulla grande installazione Anthologia che raccoglie il corpus del lavoro di Letizia Battaglia: un labirinto di oltre 120 fotografie scandisce un intenso percorso visivo e restituisce la varietà di soggetti da lei ritratti nell’arco di quarant’anni. Ai protagonisti della storia recente si affiancano persone comuni, bambini, donne; ai luoghi della cronaca si contrappongono gli scorci della città popolare e quelli della nobiltà palermitana: un viaggio attraverso il lavoro di una delle personalità più rilevanti del nostro tempo che ha saputo interpretare la realtà dell’Italia con costanza, coraggio e pura passione.

 

 

Letizia Battaglia, La Rosa, Palermo (1995)

Sfidare il silenzio (L.Battaglia, Graci Siculo & Qui è stato assassinato dalla mafia, Giuseppe Impastato...)
20 Feb

Sfidare il silenzio (L.Battaglia, Graci Siculo & Qui è stato assassinato dalla mafia, Giuseppe Impastato...)

Al MAXXI di Roma fino al 17 aprile “LETIZIA BATTAGLIA. Per pura passione”. Testimone visiva della realtà sociale e politica del nostro paese, in particolare dei fatti di cronaca di mafia, Letizia Battaglia (1935) è riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea non solo per i suoi scatti saldamente presenti nell’immaginario collettivo, ma anche per il valore civile ed etico del suo lavoro.

 

L’esposizione che il MAXXI le dedica intende restituire i molteplici aspetti della sua personalità tra fotografia, editoria, teatro sperimentale e politica, attraverso un corpus di oltre 200 immagini e di diversi materiali originali e di documentazione. La mostra si articola in una prima parte che testimonia, a partire dalla fine degli anni Sessanta, la sua attività di fotoreporter tra Milano e Palermo, il lungo impegno militante nel campo dell’editoria, il suo interesse per il teatro sperimentale, la regia, l’esperienza con i pazienti dell’ospedale psichiatrico di via Pindemonte a Palermo. I materiali – fotografie vintage, provini con note autografe, schede di archivio, stampe trovate e ritrovate, pubblicazioni – provengono dal suo archivio e sono esposti qui per la prima volta.

 

Nella seconda parte la scena si apre sulla grande installazione Anthologia che raccoglie il corpus del lavoro di Letizia Battaglia: un labirinto di oltre 120 fotografie scandisce un intenso percorso visivo e restituisce la varietà di soggetti da lei ritratti nell’arco di quarant’anni. Ai protagonisti della storia recente si affiancano persone comuni, bambini, donne; ai luoghi della cronaca si contrappongono gli scorci della città popolare e quelli della nobiltà palermitana: un viaggio attraverso il lavoro di una delle personalità più rilevanti del nostro tempo che ha saputo interpretare la realtà dell’Italia con costanza, coraggio e pura passione.

 

 

Letizia Battaglia, sx: Graci Siculo (1980) dx: Qui è stato assassinato dalla mafia, Giuseppe Impastato, giovane giornalista, militante comunista, Cinisi (1978).

Da grande prenderò a calci questo mondo (L.Battaglia, La bambina con il pallone, quartiere la Cala, Palermo)
20 Feb

Da grande prenderò a calci questo mondo (L.Battaglia, La bambina con il pallone, quartiere la Cala, Palermo)

Al MAXXI di Roma fino al 17 aprile “LETIZIA BATTAGLIA. Per pura passione”. Testimone visiva della realtà sociale e politica del nostro paese, in particolare dei fatti di cronaca di mafia, Letizia Battaglia (1935) è riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea non solo per i suoi scatti saldamente presenti nell’immaginario collettivo, ma anche per il valore civile ed etico del suo lavoro.

 

L’esposizione che il MAXXI le dedica intende restituire i molteplici aspetti della sua personalità tra fotografia, editoria, teatro sperimentale e politica, attraverso un corpus di oltre 200 immagini e di diversi materiali originali e di documentazione. La mostra si articola in una prima parte che testimonia, a partire dalla fine degli anni Sessanta, la sua attività di fotoreporter tra Milano e Palermo, il lungo impegno militante nel campo dell’editoria, il suo interesse per il teatro sperimentale, la regia, l’esperienza con i pazienti dell’ospedale psichiatrico di via Pindemonte a Palermo. I materiali – fotografie vintage, provini con note autografe, schede di archivio, stampe trovate e ritrovate, pubblicazioni – provengono dal suo archivio e sono esposti qui per la prima volta.

 

Nella seconda parte la scena si apre sulla grande installazione Anthologia che raccoglie il corpus del lavoro di Letizia Battaglia: un labirinto di oltre 120 fotografie scandisce un intenso percorso visivo e restituisce la varietà di soggetti da lei ritratti nell’arco di quarant’anni. Ai protagonisti della storia recente si affiancano persone comuni, bambini, donne; ai luoghi della cronaca si contrappongono gli scorci della città popolare e quelli della nobiltà palermitana: un viaggio attraverso il lavoro di una delle personalità più rilevanti del nostro tempo che ha saputo interpretare la realtà dell’Italia con costanza, coraggio e pura passione.

 

 

Letizia Battaglia, La bambina con il pallone, quartiere la Cala, Palermo (1980)

Scomposizione di due cubi = un trapezio nel vuoto (Fausta Squatriti 1985)
13 Feb

Scomposizione di due cubi = un trapezio nel vuoto (Fausta Squatriti 1985)

La città di Milano rende omaggio all’artista Fausta Squatriti con “Se il mondo fosse quadro saprei dove andare…” Il progetto, a cura di Elisabetta Longari, si sviluppa in tre mostre parallele.

 

 Alla Triennale di Milano, una selezione di venti opere ripercorre la ricerca dell’artista dai lavori di esordio fino ai recentissimi polittici polimaterici; alle Gallerie d’Italia – Piazza Scala, con la co-curatela di Francesco Tedeschi, prendendo spunto dalle opere di Fausta Squatriti nella collezione Intesa Sanpaolo, sono esposte alcune grandi Sculture nere realizzate tra il 1972 e il 1985 e un nucleo di lavori degli anni ’80 mai esposti in Italia, a sintesi della sua ricerca sulla Fisiologia del quadrato; alla Nuova Galleria Morone, con la co-curatela di Susanne Capolongo, una ventina di sculture degli anni ‘60, anch’esse inedite in Italia, connotate da una vivace componente cromatica. Ognuna delle tre mostre è un unicum, legata alle altre da un filo conduttore che connette tra loro le opere realizzate in diversi periodi dall’artista durante la sua articolata ricerca, a partire dal 1957 fino al 2017.
La mostra, pur non volendo essere una retrospettiva esauriente della vasta ricerca condotta in oltre sessant’anni di lavoro, permette di entrare in contatto con modalità e processi creativi dell’artista milanese, capace di intuizioni anticipatrici di successive tendenze e a suo agio nell’utilizzo di molteplici linguaggi, dalle arti visive, alla poesia, alla narrazione fino alla saggistica. Lo stesso titolo della mostra è tratto da una poesia di Fausta Squatriti, ed è sintesi del suo sistematico ispezionare il mondo della percezione e della riflessione, raggiungendo esiti decisamente atipici.

 

Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo rende inoltre omaggio all’impegno letterario di Fausta Squatriti con la lettura del monologo ‘Benvenuti!! (istruzioni per l’uso)’. La performance si svolgerà giovedì 23 febbraio alle ore 19.