#SelfieadArte

Alla bersagliera (Gae Aulenti, Tour)
10 Feb

Alla bersagliera (Gae Aulenti, Tour)

Alla Triennale di Milano W. Woman in Italian Design, Design Museum Nona Edizione fino al 19 febbraio 2017. La mostra traccia una nuova storia del design italiano al femminile, ricostruendo figure, teorie, attitudini progettuali che sono state seminate nel Novecento e che si sono affermate, trasformate ed evolute nel XXI secolo.

 

Tutta la modernità novecentesca ha messo ai margini la progettualità femminile, pressoché ignorata da storici e teorici del design. Il XXI secolo è caratterizzato sempre di più da una forza rinnovata di tale progettualità. Le donne creano, progettano, sperimentano, rischiano, sfidano. Sono protagoniste già a cominciare dagli studi: le università registrano sempre più una maggioranza femminile nelle iscrizioni e nella frequenza alle lezioni, oltre che una marcata eccellenza femminile nei processi di apprendimento.

 

L’ordinamento cronologico racconta questa storia in modo dinamico, fluido e liquido, usando la metafora di un fiume che attraversa tutto il Novecento. Triennale Design Museum vuole quindi celebrare il femminile in quanto nuovo soggetto creativo di un design meno asseverativo, meno autoritario, più spontaneo, più dinamico. Per domandarsi se il nuovo protagonismo femminile sia fra gli interpreti principali del Design After Design.

 

Gae Aulenti, Tour (1993)

 

Basso profilo (Jos de Gruyter & Harald Thys, Caput - 1 & 2)
03 Feb

Basso profilo (Jos de Gruyter & Harald Thys, Caput - 1 & 2)

ELEGANTIA è la prima personale del duo di artisti belgi Jos de Gruyter & Harald Thys in un’istituzione italiana. Concepita come la costruzione di un ambiente preciso in dialogo con le sale della Triennale di Milano, ELEGANTIA è stata immaginata come una messa in scena dell’idea stessa di “mostra”, come una metaesposizione.

 

Ispirata dalla complessa storia della Triennale di Milano e del suo spazio espositivo, la mostra è la caricatura di un’architettura, l’immagine di un’esposizione sulle “belle arti”, che si rivela – dopo pochi attimi di straniamento – come un catalogo ambiguo di orrori e solo apparenti normalità.
In trent’anni di lavoro insieme, Jos de Gruyter & Harald Thys hanno dato forma a un corpus di opere eterogeneo e complesso, dalla produzione video al disegno, alla scultura, fino all’installazione, il suono e la performance.

 

Sedotti e terrorizzati dalle regole meccaniche della società – psicologia della dominazione e dell’umiliazione – e dal dramma crudo della quotidianità, gli artisti danno vita a mondi paralleli attraverso la compilazione ossessiva di cataloghi e liste: persone, oggetti, macchine, animali, pezzi di architetture e angoli di città. Figure e personaggi della paura e dell’innocenza, della depravazione e della leggerezza sono presentati sulla scena senza gerarchia, giudizio morale o interpretazione sociale. Piatti e immobili, bidimensionali e stereotipati, sono abitanti di uno spazio ideale e distopico, testimoni muti e inermi del nostro mondo.

 

L’architettura della mostra è allestimento e al contempo opera: un’infilata di archi in falsa prospettiva e una serie di teste si allineano lungo stanze e quinte disegnate. In apparenza sembrano teste classiche, in verità sono campioni microcefali di civiltà indigene – pupille dilatate, attonite e spaventate di fronte alla realtà.

 

Tra le forme romane e industriali del Palazzo dell’Arte, De Gruyter & Thys propongono con ELEGANTIA un esperimento sofisticato sull’idea stessa di “display”, e sul suo fallimento: modello possibile di una mostra senza autore, bidimensionale e deformata come lo spazio della nostra mente.

 

Jos de Gruyter & Harald Thys, Caput (1 & 2)

 

Pupazza idea (Jos de Gruyter & Harald Thys, Caput - 2)
03 Feb

Pupazza idea (Jos de Gruyter & Harald Thys, Caput - 2)

ELEGANTIA è la prima personale del duo di artisti belgi Jos de Gruyter & Harald Thys in un’istituzione italiana. Concepita come la costruzione di un ambiente preciso in dialogo con le sale della Triennale di Milano, ELEGANTIA è stata immaginata come una messa in scena dell’idea stessa di “mostra”, come una metaesposizione.

 

Ispirata dalla complessa storia della Triennale di Milano e del suo spazio espositivo, la mostra è la caricatura di un’architettura, l’immagine di un’esposizione sulle “belle arti”, che si rivela – dopo pochi attimi di straniamento – come un catalogo ambiguo di orrori e solo apparenti normalità.
In trent’anni di lavoro insieme, Jos de Gruyter & Harald Thys hanno dato forma a un corpus di opere eterogeneo e complesso, dalla produzione video al disegno, alla scultura, fino all’installazione, il suono e la performance.

 

Sedotti e terrorizzati dalle regole meccaniche della società – psicologia della dominazione e dell’umiliazione – e dal dramma crudo della quotidianità, gli artisti danno vita a mondi paralleli attraverso la compilazione ossessiva di cataloghi e liste: persone, oggetti, macchine, animali, pezzi di architetture e angoli di città. Figure e personaggi della paura e dell’innocenza, della depravazione e della leggerezza sono presentati sulla scena senza gerarchia, giudizio morale o interpretazione sociale. Piatti e immobili, bidimensionali e stereotipati, sono abitanti di uno spazio ideale e distopico, testimoni muti e inermi del nostro mondo.

 

L’architettura della mostra è allestimento e al contempo opera: un’infilata di archi in falsa prospettiva e una serie di teste si allineano lungo stanze e quinte disegnate. In apparenza sembrano teste classiche, in verità sono campioni microcefali di civiltà indigene – pupille dilatate, attonite e spaventate di fronte alla realtà.

 

Tra le forme romane e industriali del Palazzo dell’Arte, De Gruyter & Thys propongono con ELEGANTIA un esperimento sofisticato sull’idea stessa di “display”, e sul suo fallimento: modello possibile di una mostra senza autore, bidimensionale e deformata come lo spazio della nostra mente.

 

Jos de Gruyter & Harald Thys, Caput (2)

 

Dummy solo un minuto (Jos de Gruyter & Harald Thys, Caput - 1)
03 Feb

Dummy solo un minuto (Jos de Gruyter & Harald Thys, Caput - 1)

ELEGANTIA è la prima personale del duo di artisti belgi Jos de Gruyter & Harald Thys in un’istituzione italiana. Concepita come la costruzione di un ambiente preciso in dialogo con le sale della Triennale di Milano, ELEGANTIA è stata immaginata come una messa in scena dell’idea stessa di “mostra”, come una metaesposizione.

 

Ispirata dalla complessa storia della Triennale di Milano e del suo spazio espositivo, la mostra è la caricatura di un’architettura, l’immagine di un’esposizione sulle “belle arti”, che si rivela – dopo pochi attimi di straniamento – come un catalogo ambiguo di orrori e solo apparenti normalità.
In trent’anni di lavoro insieme, Jos de Gruyter & Harald Thys hanno dato forma a un corpus di opere eterogeneo e complesso, dalla produzione video al disegno, alla scultura, fino all’installazione, il suono e la performance.

 

Sedotti e terrorizzati dalle regole meccaniche della società – psicologia della dominazione e dell’umiliazione – e dal dramma crudo della quotidianità, gli artisti danno vita a mondi paralleli attraverso la compilazione ossessiva di cataloghi e liste: persone, oggetti, macchine, animali, pezzi di architetture e angoli di città. Figure e personaggi della paura e dell’innocenza, della depravazione e della leggerezza sono presentati sulla scena senza gerarchia, giudizio morale o interpretazione sociale. Piatti e immobili, bidimensionali e stereotipati, sono abitanti di uno spazio ideale e distopico, testimoni muti e inermi del nostro mondo.

 

L’architettura della mostra è allestimento e al contempo opera: un’infilata di archi in falsa prospettiva e una serie di teste si allineano lungo stanze e quinte disegnate. In apparenza sembrano teste classiche, in verità sono campioni microcefali di civiltà indigene – pupille dilatate, attonite e spaventate di fronte alla realtà.

 

Tra le forme romane e industriali del Palazzo dell’Arte, De Gruyter & Thys propongono con ELEGANTIA un esperimento sofisticato sull’idea stessa di “display”, e sul suo fallimento: modello possibile di una mostra senza autore, bidimensionale e deformata come lo spazio della nostra mente.

 

Jos de Gruyter & Harald Thys, Caput

 

Con-primaria (Nathan Sawaya, Circle Torso - Black Torso)
30 Gen

Con-primaria (Nathan Sawaya, Circle Torso - Black Torso)

Dopo il successo mondiale con milioni di visitatori in tutto il mondo la mostra "THE ART OF THE BRICK" dell'artista americano Nathan Sawaya, arriva a Milano, nella splendida cornice della Fabbrica del Vapore.

The Art of the Brick è una mostra di arte moderna che unisce la Pop Art al Surrealismo. Allestita su un'area di oltre 1600mq, espone oltre 100 opere d'arte, realizzate con i famosi mattoncini LEGO.

Le opere sono state costruite con oltre un milione di pezzi. Esibite in ambienti emozionanti sorprendono i visitatori per il loro effetto straordinario lasciandoli senza parole.
Tra le più sbalorditive e inaspettate creazioni 2D e 3D, la mostra presenta le ricostruzioni, a volte reinterpretate, di capolavori d'arte universalmente riconosciuti come la Gioconda e la Venere di Milo, La Ragazza con l'orecchino di perla oltre a numerosi pezzi inediti mai visti prima in italia e che saranno esposti a Milano per la prima volta.
Prodotta da Terminal 2 e Da Vinci Grandi Eventi è nella Top 10 della CNN delle mostre globali più seguite. Accessibile a tutti, affascina sia i bambini sia gli adulti che, ad un certo punto della vita, hanno giocato con i famosi mattoncini.

 

 

Nathan Sawaya, Circle Torso (Brick 10.305), Square Torso (9.957)

Cielo a mattonelle, acqua a catinelle (Nathan Sawaya, Large Cloud)
30 Gen

Cielo a mattonelle, acqua a catinelle (Nathan Sawaya, Large Cloud)

Dopo il successo mondiale con milioni di visitatori in tutto il mondo la mostra "THE ART OF THE BRICK" dell'artista americano Nathan Sawaya, arriva a Milano, nella splendida cornice della Fabbrica del Vapore.

The Art of the Brick è una mostra di arte moderna che unisce la Pop Art al Surrealismo. Allestita su un'area di oltre 1600mq, espone oltre 100 opere d'arte, realizzate con i famosi mattoncini LEGO.

Le opere sono state costruite con oltre un milione di pezzi. Esibite in ambienti emozionanti sorprendono i visitatori per il loro effetto straordinario lasciandoli senza parole.
Tra le più sbalorditive e inaspettate creazioni 2D e 3D, la mostra presenta le ricostruzioni, a volte reinterpretate, di capolavori d'arte universalmente riconosciuti come la Gioconda e la Venere di Milo, La Ragazza con l'orecchino di perla oltre a numerosi pezzi inediti mai visti prima in italia e che saranno esposti a Milano per la prima volta.
Prodotta da Terminal 2 e Da Vinci Grandi Eventi è nella Top 10 della CNN delle mostre globali più seguite. Accessibile a tutti, affascina sia i bambini sia gli adulti che, ad un certo punto della vita, hanno giocato con i famosi mattoncini.

 

 

Nathan Sawaya, Large Cloud (Brick 7.660)

... du Sciamp? (Nathan Sawaya, The Fountain)
30 Gen

... du Sciamp? (Nathan Sawaya, The Fountain)

Dopo il successo mondiale con milioni di visitatori in tutto il mondo la mostra "THE ART OF THE BRICK" dell'artista americano Nathan Sawaya, arriva a Milano, nella splendida cornice della Fabbrica del Vapore.

The Art of the Brick è una mostra di arte moderna che unisce la Pop Art al Surrealismo. Allestita su un'area di oltre 1600mq, espone oltre 100 opere d'arte, realizzate con i famosi mattoncini LEGO.

Le opere sono state costruite con oltre un milione di pezzi. Esibite in ambienti emozionanti sorprendono i visitatori per il loro effetto straordinario lasciandoli senza parole.
Tra le più sbalorditive e inaspettate creazioni 2D e 3D, la mostra presenta le ricostruzioni, a volte reinterpretate, di capolavori d'arte universalmente riconosciuti come la Gioconda e la Venere di Milo, La Ragazza con l'orecchino di perla oltre a numerosi pezzi inediti mai visti prima in italia e che saranno esposti a Milano per la prima volta.
Prodotta da Terminal 2 e Da Vinci Grandi Eventi è nella Top 10 della CNN delle mostre globali più seguite. Accessibile a tutti, affascina sia i bambini sia gli adulti che, ad un certo punto della vita, hanno giocato con i famosi mattoncini.

 

 

Nathan Sawaya, The Fountain (Brick 2.680)

Italian Legothic (Nathan Sawaya, American Gothic)
30 Gen

Italian Legothic (Nathan Sawaya, American Gothic)

Dopo il successo mondiale con milioni di visitatori in tutto il mondo la mostra "THE ART OF THE BRICK" dell'artista americano Nathan Sawaya, arriva a Milano, nella splendida cornice della Fabbrica del Vapore.

The Art of the Brick è una mostra di arte moderna che unisce la Pop Art al Surrealismo. Allestita su un'area di oltre 1600mq, espone oltre 100 opere d'arte, realizzate con i famosi mattoncini LEGO.

Le opere sono state costruite con oltre un milione di pezzi. Esibite in ambienti emozionanti sorprendono i visitatori per il loro effetto straordinario lasciandoli senza parole.
Tra le più sbalorditive e inaspettate creazioni 2D e 3D, la mostra presenta le ricostruzioni, a volte reinterpretate, di capolavori d'arte universalmente riconosciuti come la Gioconda e la Venere di Milo, La Ragazza con l'orecchino di perla oltre a numerosi pezzi inediti mai visti prima in italia e che saranno esposti a Milano per la prima volta.
Prodotta da Terminal 2 e Da Vinci Grandi Eventi è nella Top 10 della CNN delle mostre globali più seguite. Accessibile a tutti, affascina sia i bambini sia gli adulti che, ad un certo punto della vita, hanno giocato con i famosi mattoncini.

 

 

Nathan Sawaya, American Gothic (Brick 8.303)

La Zebra è sempre in testa (Mario Merz, Zebra (Fibonacci))
25 Gen

La Zebra è sempre in testa (Mario Merz, Zebra (Fibonacci))

Il percorso del museo del 900 termina con una sala dedicata ad alcuni tra i maggiori esponenti dell’Arte Povera, da Luciano Fabro a Mario Merz, da Gilberto Zorio a Giuseppe Penone.

l'Arte povera è una corrente artistica che nasce nell'ambito della cosiddetta arte concettuale in aperta polemica con l'arte tradizionale, della quale rifiuta tecniche e supporti per fare ricorso, appunto, a materiali "poveri" come terra, legno, ferro, stracci, plastica, scarti industriali, con l'intento di evocare le strutture originarie del linguaggio della società contemporanea dopo averne corroso abitudini e conformismi semantici. Un'altra caratteristica del lavoro degli artisti del movimento è il ricorso alla forma dell'installazione, come luogo della relazione tra opera e ambiente, e a quella dell"azione" performativa.
Germano Celant, il critico d'arte al quale si devono il nome, afferma che l'arte povera si manifesta essenzialmente "nel ridurre ai minimi termini, nell'impoverire i segni, per ridurli ai loro archetipi".
Gran parte degli artisti del gruppo - Giovanni Anselmo, Jannis Kounellis, Mario Merz, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto - manifestano un interesse esplicito per i materiali utilizzati mentre alcuni - segnatamente Alighiero Boetti e Giulio Paolini – hanno fin dall'inizio una propensione più concettuale.
L'obiettivo di questi artisti è quello di superare l'idea tradizionale secondo cui l'opera d'arte occupa un livello di realtà sovratemporale e trascendente.
 
 
Mario Merz: "Zebra (Fibonacci)", 1973
Le striature di una zebra sono uno dei casi di applicazione numerica in natura della serie di Fibonacci: dati due numeri come 1 e 2, si ottiene la somma 3 che, a sua volta si somma all'ultimo addendo 2, dando 5; e così via. Appassionatosi alla serie dal 1969, Merz armonizza la sua prassione artistica con i ritmi biologici e prolificanti della natura. E' simbolo dell’energia autorigenerante della natura.
Cappuccetto rosso (Gino Marotta, Natura Modulare)
25 Gen

Cappuccetto rosso (Gino Marotta, Natura Modulare)

Il percorso del museo del 900 termina con una sala dedicata ad alcuni tra i maggiori esponenti dell’Arte Povera, da Luciano Fabro a Mario Merz, da Gilberto Zorio a Giuseppe Penone.

l'Arte povera è una corrente artistica che nasce nell'ambito della cosiddetta arte concettuale in aperta polemica con l'arte tradizionale, della quale rifiuta tecniche e supporti per fare ricorso, appunto, a materiali "poveri" come terra, legno, ferro, stracci, plastica, scarti industriali, con l'intento di evocare le strutture originarie del linguaggio della società contemporanea dopo averne corroso abitudini e conformismi semantici. Un'altra caratteristica del lavoro degli artisti del movimento è il ricorso alla forma dell'installazione, come luogo della relazione tra opera e ambiente, e a quella dell"azione" performativa.
Germano Celant, il critico d'arte al quale si devono il nome, afferma che l'arte povera si manifesta essenzialmente "nel ridurre ai minimi termini, nell'impoverire i segni, per ridurli ai loro archetipi".
Gran parte degli artisti del gruppo - Giovanni Anselmo, Jannis Kounellis, Mario Merz, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto - manifestano un interesse esplicito per i materiali utilizzati mentre alcuni - segnatamente Alighiero Boetti e Giulio Paolini – hanno fin dall'inizio una propensione più concettuale.
L'obiettivo di questi artisti è quello di superare l'idea tradizionale secondo cui l'opera d'arte occupa un livello di realtà sovratemporale e trascendente.
 
 
Gino Marotta: "Natura Modulare" (1966)
Artista molisano di fama internazionale, pioniere delle sperimentazioni sull'arte installativa e sui nuovi materiali, protagonista riconosciuto delle neoavanguardie, non solo italiane. La vocazione all’uso di materiali inediti è continua nelle sculture ritagliate nel metacrilato che ben presto si trasformano in Environment.