#SelfieadArte

Human landscape (Jean Arp, Paesaggio Bucolico)
25 Nov

Human landscape (Jean Arp, Paesaggio Bucolico)

A cinquant’anni dalla morte, una grande mostra celebra Jean Arp (1887-1966), tra i maggiori protagonisti della storia dell’arte del Novecento.

Nelle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano a Roma, fino al 15 gennaio 2017, l'ampia retrospettiva con oltre 80 opere dedicata al maestro francese. Arp ha avuto un ruolo di primo piano nell'ambito delle avanguardie ed è stato tra i fondatori del movimento Dada, nato a Zurigo nel 1916, di cui ricorre quest’anno il centenario. La mostra, promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l'area archeologica centrale di Roma e dal Museo Nazionale Romano con Electa, è curata da Alberto Fiz in collaborazione con la Fondation Arp di Clamart, Francia. L’allestimento è firmato dall’architetto Francesco Venezia.

 

Jean Arp - Paesaggio Bucolico (1959)

Mai galleria fu più d'arte (Jean Arp, Torso Fruit)
25 Nov

Mai galleria fu più d'arte (Jean Arp, Torso Fruit)

A cinquant’anni dalla morte, una grande mostra celebra Jean Arp (1887-1966), tra i maggiori protagonisti della storia dell’arte del Novecento.

Nelle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano a Roma, fino al 15 gennaio 2017, l'ampia retrospettiva con oltre 80 opere dedicata al maestro francese. Arp ha avuto un ruolo di primo piano nell'ambito delle avanguardie ed è stato tra i fondatori del movimento Dada, nato a Zurigo nel 1916, di cui ricorre quest’anno il centenario. La mostra, promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l'area archeologica centrale di Roma e dal Museo Nazionale Romano con Electa, è curata da Alberto Fiz in collaborazione con la Fondation Arp di Clamart, Francia. L’allestimento è firmato dall’architetto Francesco Venezia.

 

Jean Arp - Torso Fruit (1960)

Che bordello! (Specchi sagomati - New York, William N. Copley)
21 Nov

Che bordello! (Specchi sagomati - New York, William N. Copley)

Organizzata in collaborazione con la Menil Collection, Houston, la retrospettiva William N. Copley è curata per l’edizione italiana da Germano Celant e ripercorre l’intera carriera dell’artista americano che, dalla fine degli anni ’40 a Los Angeles, si sviluppa a Parigi per poi consolidarsi tra Europa e Stati Uniti.

Alla Fondazione Prada William N. Copley, fortemente ampliata rispetto a Houston, si distingue per la ricchezza e l’aspetto inedito dei materiali. Include più di 150 lavori realizzati da Copley dal 1948 al 1995 e provenienti da musei e collezioni internazionali, costituendo la più grande retrospettiva dedicata finora al pittore americano.
Per la prima volta il pubblico italiano ha inoltre la possibilità di ammirare un nucleo di capolavori di Max Ernst, René Magritte, Man Ray e Jean Tinguely, un tempo parte della raccolta personale di Copley, e ora conservati alla Menil Collection.

A Milano William N. Copley si sviluppa nei due livelli del Podium. Nel primo piano una selezione di lavori significativi dell’artista in dialogo con le opere surrealiste provenienti dalla sua collezione, permette di ricostruire il suo lungo e complesso percorso biografico e intellettuale condiviso, tra gli altri, con Marcel Duchamp, Ernst, Magritte e Man Ray. Tale sezione è completata da un’imponente raccolta in parte inedita di pubblicazioni, fotografie, cataloghi e materiali d’archivio resa disponibile dall’Estate di William N. Copley a New York. Al piano terra il visitatore accede a una struttura costituita da 8 ambienti, ognuno dedicato a un soggetto o un aspetto specifico della produzione di Copley.

 

William N. Copley - Specchi sagomati, New York (1978)

One hundred dollar baby (Feel Like A Hundred Bucks, William N. Copley)
21 Nov

One hundred dollar baby (Feel Like A Hundred Bucks, William N. Copley)

Organizzata in collaborazione con la Menil Collection, Houston, la retrospettiva William N. Copley è curata per l’edizione italiana da Germano Celant e ripercorre l’intera carriera dell’artista americano che, dalla fine degli anni ’40 a Los Angeles, si sviluppa a Parigi per poi consolidarsi tra Europa e Stati Uniti.

Alla Fondazione Prada William N. Copley, fortemente ampliata rispetto a Houston, si distingue per la ricchezza e l’aspetto inedito dei materiali. Include più di 150 lavori realizzati da Copley dal 1948 al 1995 e provenienti da musei e collezioni internazionali, costituendo la più grande retrospettiva dedicata finora al pittore americano.
Per la prima volta il pubblico italiano ha inoltre la possibilità di ammirare un nucleo di capolavori di Max Ernst, René Magritte, Man Ray e Jean Tinguely, un tempo parte della raccolta personale di Copley, e ora conservati alla Menil Collection.

A Milano William N. Copley si sviluppa nei due livelli del Podium. Nel primo piano una selezione di lavori significativi dell’artista in dialogo con le opere surrealiste provenienti dalla sua collezione, permette di ricostruire il suo lungo e complesso percorso biografico e intellettuale condiviso, tra gli altri, con Marcel Duchamp, Ernst, Magritte e Man Ray. Tale sezione è completata da un’imponente raccolta in parte inedita di pubblicazioni, fotografie, cataloghi e materiali d’archivio resa disponibile dall’Estate di William N. Copley a New York. Al piano terra il visitatore accede a una struttura costituita da 8 ambienti, ognuno dedicato a un soggetto o un aspetto specifico della produzione di Copley.

 

William N. Copley - Feel Like A Hundred Bucks (1986)

Più o men di là (Paravento, William N. Copley)
21 Nov

Più o men di là (Paravento, William N. Copley)

Organizzata in collaborazione con la Menil Collection, Houston, la retrospettiva William N. Copley è curata per l’edizione italiana da Germano Celant e ripercorre l’intera carriera dell’artista americano che, dalla fine degli anni ’40 a Los Angeles, si sviluppa a Parigi per poi consolidarsi tra Europa e Stati Uniti.

Alla Fondazione Prada William N. Copley, fortemente ampliata rispetto a Houston, si distingue per la ricchezza e l’aspetto inedito dei materiali. Include più di 150 lavori realizzati da Copley dal 1948 al 1995 e provenienti da musei e collezioni internazionali, costituendo la più grande retrospettiva dedicata finora al pittore americano.
Per la prima volta il pubblico italiano ha inoltre la possibilità di ammirare un nucleo di capolavori di Max Ernst, René Magritte, Man Ray e Jean Tinguely, un tempo parte della raccolta personale di Copley, e ora conservati alla Menil Collection.

A Milano William N. Copley si sviluppa nei due livelli del Podium. Nel primo piano una selezione di lavori significativi dell’artista in dialogo con le opere surrealiste provenienti dalla sua collezione, permette di ricostruire il suo lungo e complesso percorso biografico e intellettuale condiviso, tra gli altri, con Marcel Duchamp, Ernst, Magritte e Man Ray. Tale sezione è completata da un’imponente raccolta in parte inedita di pubblicazioni, fotografie, cataloghi e materiali d’archivio resa disponibile dall’Estate di William N. Copley a New York. Al piano terra il visitatore accede a una struttura costituita da 8 ambienti, ognuno dedicato a un soggetto o un aspetto specifico della produzione di Copley.

 

William N. Copley - Paravento (1958/1982)

Molti mici, molto odore (Max Papeschi, The Best is Yet to Come)
17 Nov

Molti mici, molto odore (Max Papeschi, The Best is Yet to Come)

Fino al 26 novembre al M.A.C. di Milano c’è “The Best is yet to come” di Max Papeschi.

La mostra, curata da Silvia Basta e dal fondatore dei Devo Gerald Casale e presentata da Fondazione Maimeri, è un’antologica della folgorante carriera di Papeschi.

L’artista milanese, dopo otto anni di scandali, polemiche, e surrealtà varie – a partire dal gigantesco Topolino con svastica sulla facciata di un palazzo di Poznan, fino alla recente investitura ad ambasciatore della propaganda socio-culturale della Corea del Nord, si sofferma con l’abituale ironico egocentrismo a contemplare la propria parabola. E, assicura, il meglio deve ancora venire.

Il percorso espositivo racconta le tappe più importanti della storia di Papeschi, che in pochi anni ha saputo essere talmente non-artista da diventare uno degli artisti italiani di oggi più noti all’estero.
Dall’ingresso, interamente tappezzato con la sua rassegna stampa, alle prime opere che lo hanno consacrato: il nazitopolino sexy, che è stato l’inizio di tutto, il bambino di “Wall Street” del 2009 e i dirigibili incendiari della Coca-Cola.

Le sue opere sempre spiazzanti e irriverenti, utilizzano i simboli della cultura contemporanea rimescolandoli e mettendone così a nudo le forti contraddizioni.
Soprattutto quando Papeschi fa stridere l’innocenza, la favola, con la cruda realtà: come nei personaggi più amati da grandi e piccini, riveduti e scorretti dall’artista.
Inoltre un grande vidiwall proietta, in loop, il recente risultato della collaborazione tra Papeschi e Casale: “It’s all Devo” ultimo brano del musicista americano, Maurizio Temporin alla regia e il supporto musicale dei Phunk Investigation.

Attaccati al Trump (Max Papeschi, The Best is Yet to Come)
17 Nov

Attaccati al Trump (Max Papeschi, The Best is Yet to Come)

Fino al 26 novembre al M.A.C. di Milano c’è “The Best is yet to come” di Max Papeschi.

La mostra, curata da Silvia Basta e dal fondatore dei Devo Gerald Casale e presentata da Fondazione Maimeri, è un’antologica della folgorante carriera di Papeschi.

L’artista milanese, dopo otto anni di scandali, polemiche, e surrealtà varie – a partire dal gigantesco Topolino con svastica sulla facciata di un palazzo di Poznan, fino alla recente investitura ad ambasciatore della propaganda socio-culturale della Corea del Nord, si sofferma con l’abituale ironico egocentrismo a contemplare la propria parabola. E, assicura, il meglio deve ancora venire.

Il percorso espositivo racconta le tappe più importanti della storia di Papeschi, che in pochi anni ha saputo essere talmente non-artista da diventare uno degli artisti italiani di oggi più noti all’estero.
Dall’ingresso, interamente tappezzato con la sua rassegna stampa, alle prime opere che lo hanno consacrato: il nazitopolino sexy, che è stato l’inizio di tutto, il bambino di “Wall Street” del 2009 e i dirigibili incendiari della Coca-Cola.

Le sue opere sempre spiazzanti e irriverenti, utilizzano i simboli della cultura contemporanea rimescolandoli e mettendone così a nudo le forti contraddizioni.
Soprattutto quando Papeschi fa stridere l’innocenza, la favola, con la cruda realtà: come nei personaggi più amati da grandi e piccini, riveduti e scorretti dall’artista.
Inoltre un grande vidiwall proietta, in loop, il recente risultato della collaborazione tra Papeschi e Casale: “It’s all Devo” ultimo brano del musicista americano, Maurizio Temporin alla regia e il supporto musicale dei Phunk Investigation.

Nazisexymousewife (Max Papeschi, The Best is Yet to Come)
17 Nov

Nazisexymousewife (Max Papeschi, The Best is Yet to Come)

Fino al 26 novembre al M.A.C. di Milano c’è “The Best is yet to come” di Max Papeschi.

La mostra, curata da Silvia Basta e dal fondatore dei Devo Gerald Casale e presentata da Fondazione Maimeri, è un’antologica della folgorante carriera di Papeschi.

L’artista milanese, dopo otto anni di scandali, polemiche, e surrealtà varie – a partire dal gigantesco Topolino con svastica sulla facciata di un palazzo di Poznan, fino alla recente investitura ad ambasciatore della propaganda socio-culturale della Corea del Nord, si sofferma con l’abituale ironico egocentrismo a contemplare la propria parabola. E, assicura, il meglio deve ancora venire.

Il percorso espositivo racconta le tappe più importanti della storia di Papeschi, che in pochi anni ha saputo essere talmente non-artista da diventare uno degli artisti italiani di oggi più noti all’estero.
Dall’ingresso, interamente tappezzato con la sua rassegna stampa, alle prime opere che lo hanno consacrato: il nazitopolino sexy, che è stato l’inizio di tutto, il bambino di “Wall Street” del 2009 e i dirigibili incendiari della Coca-Cola.

Le sue opere sempre spiazzanti e irriverenti, utilizzano i simboli della cultura contemporanea rimescolandoli e mettendone così a nudo le forti contraddizioni.
Soprattutto quando Papeschi fa stridere l’innocenza, la favola, con la cruda realtà: come nei personaggi più amati da grandi e piccini, riveduti e scorretti dall’artista.
Inoltre un grande vidiwall proietta, in loop, il recente risultato della collaborazione tra Papeschi e Casale: “It’s all Devo” ultimo brano del musicista americano, Maurizio Temporin alla regia e il supporto musicale dei Phunk Investigation.

… like a fat kid loves cake (Marc Quinn, Love Painting)
11 Nov

… like a fat kid loves cake (Marc Quinn, Love Painting)

Fino al 19 febbraio 2017 il Chiostro del Bramante di Roma ospita LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore, a cura di Danilo Eccher.

La mostra prodotta e organizzata da Dart – Chiostro del Bramante in collaborazione con Arthemisia Group è una novità assoluta e imperdibile nel panorama delle proposte culturali capitoline degli ultimi anni che si candida a riportare la città di Roma in linea agli stessi livelli delle più stimate realtà espositive internazionali. Per la prima volta saranno riuniti tra i più importanti artisti dell’arte contemporanea, come Yayoi Kusama, Tom Wesselmann, Andy Warhol, Robert Indiana, Gilbert & George, Francesco Vezzoli, Tracey Emin, Marc Quinn, Francesco Clemente e Joana Vasconcelos, con opere dai linguaggi fortemente esperienziali e adatte a coinvolgere il pubblico attraverso molteplici sollecitazioni.

L’esposizione romana intende affrontare uno dei sentimenti universalmente riconosciuti e da sempre motivo d’indagini e rappresentazioni, l’Amore, raccontandone le diverse sfaccettature e le sue infinite declinazioni. Un amore felice, atteso, incompreso, odiato, ambiguo, trasgressivo, infantile, che si snoda lungo un percorso espositivo non convenzionale, caratterizzato da input visivi e percettivi.

Il vero protagonista della mostra è il pubblico che si riappropria degli spazi espositivi, divenendo fruitore e divulgatore allo stesso tempo, avendo la possibilità di fotografare liberamente tutte le opere esposte. Un coinvolgimento sensoriale a 360° caratterizza l’esperienza museale, abbracciando il concetto di ‘open access’ e di museo in continua evoluzione.

 

Marc Quinn - Love Painting

Simmetria al potere (Gilbert & George, Metalepsy)
11 Nov

Simmetria al potere (Gilbert & George, Metalepsy)

Fino al 19 febbraio 2017 il Chiostro del Bramante di Roma ospita LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore, a cura di Danilo Eccher.

La mostra prodotta e organizzata da Dart – Chiostro del Bramante in collaborazione con Arthemisia Group è una novità assoluta e imperdibile nel panorama delle proposte culturali capitoline degli ultimi anni che si candida a riportare la città di Roma in linea agli stessi livelli delle più stimate realtà espositive internazionali. Per la prima volta saranno riuniti tra i più importanti artisti dell’arte contemporanea, come Yayoi Kusama, Tom Wesselmann, Andy Warhol, Robert Indiana, Gilbert & George, Francesco Vezzoli, Tracey Emin, Marc Quinn, Francesco Clemente e Joana Vasconcelos, con opere dai linguaggi fortemente esperienziali e adatte a coinvolgere il pubblico attraverso molteplici sollecitazioni.

L’esposizione romana intende affrontare uno dei sentimenti universalmente riconosciuti e da sempre motivo d’indagini e rappresentazioni, l’Amore, raccontandone le diverse sfaccettature e le sue infinite declinazioni. Un amore felice, atteso, incompreso, odiato, ambiguo, trasgressivo, infantile, che si snoda lungo un percorso espositivo non convenzionale, caratterizzato da input visivi e percettivi.

Il vero protagonista della mostra è il pubblico che si riappropria degli spazi espositivi, divenendo fruitore e divulgatore allo stesso tempo, avendo la possibilità di fotografare liberamente tutte le opere esposte. Un coinvolgimento sensoriale a 360° caratterizza l’esperienza museale, abbracciando il concetto di ‘open access’ e di museo in continua evoluzione.

 

Gilbert & George - Metalepsy, 2008