#SelfieadArte

“Selfie²" (Clelia Patella - SelfieAdArte, Selfati, 2018)
20 Giu

“Selfie²" (Clelia Patella - SelfieAdArte, Selfati, 2018)

Dal 1 giugno al Castello di Gallipoli c’è SELFATI, la prima mostra italiana dedicata interamente al selfie. La mostra, prodotta da Orione Comunicazione, in collaborazione con Università del Salento e con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, Regione Puglia, Provincia di Lecce, Comune di Gallipoli e La Sapienza di Roma, inaugura la quarta stagione di grandi mostre del Castello. SELFATI - ma anche SÈLFATI, un imperativo che è invito - vuole raccontare il fenomeno selfie non solo come gesto quotidiano ma soprattutto come nuova modalità espressiva della “cultura popolare". Dall'atto narcisistico, quindi, alla funzione sociale: il selfie può diventare veicolo di conoscenzaper costruire una memoria collettiva fatta di relazioni, di ponti culturali e condivisione del bello.
Il percorso espositivo si apre, nelle prime due sale, con una panoramica sull'origine del selfie: autoritratti, che passano dal dipinto, allo schizzo, alla fotografia; dall'antico Egitto, fino a Michelangelo, Warhol, Frida Kahlo. Tre sale sono poi dedicate a set immersivi, ovvero installazioni create ad hoc per permettere ai visitatori di selfarsi. Possono farlo nella sala circolare, che ospita la mirror tower - evidente richiamo all'uso degli specchi da parte dei grandi artisti per creare i loro autoritratti; o nella Optical Room, installazione site specific di Francesco Ferreri Aka Cheko's Art - arte cinetica volta a creare illusioni ottiche; oppure, divenire protagonisti della copertina di iconiche testate, dal Time a National Geographic.
I selfie dei visitatori contribuiranno a creare l'exhibit: una grande parete di volti che diventerà arte essa stessa. Non mancano anche importanti opere: di design, come le “sedute d’autore” di Fabio Novembre per Driade con le scenografiche Nemo; e d’arte, come la Venere degli Stracci di Pistoletto, artista già presente con una personale qui al Castello nel 2015, e che per la prima volta porta il suo capolavoro in Puglia. La Venere, ospitata nell’imponente sala ennagonale che è il fulcro della mostra, è circondata da una numerosa selezione dei “Selfieadarte” di Clelia Patella: una rilettura pop delle differenti percezioni che ognuno di noi avverte di fronte a un'opera d’arte, interagendo e permettendone una visione più “user friendly”. Selfati resterà al Castello di Gallipoli fino all’11 novembre 2018.

 

Clelia Patella - #Selfati (Castello di Gallipoli, 2018)

"Che sudario!" (Gianluigi Colin - Sudario, 13 settembre 2017, 2017)
04 Giu

"Che sudario!" (Gianluigi Colin - Sudario, 13 settembre 2017, 2017)

La Triennale di Milano presenta Sudari, mostra personale dell’artista Gianluigi Colin.
La mostra comprende un corpus di 16 grandi tele inedite e realizzate appositamente per il progetto espositivo, più un dittico di piccole dimensioni.
I Sudari di Colin sono una sequenza di opere astratte, cariche di sedimentazioni cromatiche, di striature ripetute, di campiture dilatate nello spazio. La particolarità di questa nuova serie risiede nell’origine di questi lavori, a mettere in luce la storia personale e la radice concettuale della recente ricerca dell’artista: Gianluigi Colin, infatti, si appropria di grandi tessuti utilizzati per pulire le rotative di stampa di diversi quotidiani. Si tratta di “roto-pitture”, tessuti in poliestere usati per “rimuovere” simbolicamente le notizie del mondo. Risultato: la morte delle notizie dà vita a una nuova bellezza duratura: la spremuta della storia su tela!"
Le opere in mostra svelano le diverse anime di Colin come artista, art director e giornalista. Nascono tra la materia della realtà tipografica, portatori della memoria di giorni, mesi, anni di notizie, intrisi di inchiostri tipografici ed energie collettive. Autentici “stracci di parole”: il grado zero di ogni forma di scrittura.

Gianluigi Colin - Sudario (13 settembre 2017), 2017

"Il cappello della notizia" (Gianluigi Colin - Sudario, 22 maggio 2016, 2018)
04 Giu

"Il cappello della notizia" (Gianluigi Colin - Sudario, 22 maggio 2016, 2018)

La Triennale di Milano presenta Sudari, mostra personale dell’artista Gianluigi Colin.
La mostra comprende un corpus di 16 grandi tele inedite e realizzate appositamente per il progetto espositivo, più un dittico di piccole dimensioni.
I Sudari di Colin sono una sequenza di opere astratte, cariche di sedimentazioni cromatiche, di striature ripetute, di campiture dilatate nello spazio. La particolarità di questa nuova serie risiede nell’origine di questi lavori, a mettere in luce la storia personale e la radice concettuale della recente ricerca dell’artista: Gianluigi Colin, infatti, si appropria di grandi tessuti utilizzati per pulire le rotative di stampa di diversi quotidiani. Si tratta di “roto-pitture”, tessuti in poliestere usati per “rimuovere” simbolicamente le notizie del mondo. Risultato: la morte delle notizie dà vita a una nuova bellezza duratura: la spremuta della storia su tela!"
Le opere in mostra svelano le diverse anime di Colin come artista, art director e giornalista. Nascono tra la materia della realtà tipografica, portatori della memoria di giorni, mesi, anni di notizie, intrisi di inchiostri tipografici ed energie collettive. Autentici “stracci di parole”: il grado zero di ogni forma di scrittura.

Gianluigi Colin - Sudario (22 maggio 2016), 2018

"Pendant" (Gianluigi Colin - Sudario,12 dicembre 2012-, 2017)
04 Giu

"Pendant" (Gianluigi Colin - Sudario,12 dicembre 2012-, 2017)

La Triennale di Milano presenta Sudari, mostra personale dell’artista Gianluigi Colin.
La mostra comprende un corpus di 16 grandi tele inedite e realizzate appositamente per il progetto espositivo, più un dittico di piccole dimensioni.
I Sudari di Colin sono una sequenza di opere astratte, cariche di sedimentazioni cromatiche, di striature ripetute, di campiture dilatate nello spazio. La particolarità di questa nuova serie risiede nell’origine di questi lavori, a mettere in luce la storia personale e la radice concettuale della recente ricerca dell’artista: Gianluigi Colin, infatti, si appropria di grandi tessuti utilizzati per pulire le rotative di stampa di diversi quotidiani. Si tratta di “roto-pitture”, tessuti in poliestere usati per “rimuovere” simbolicamente le notizie del mondo. Risultato: la morte delle notizie dà vita a una nuova bellezza duratura: la spremuta della storia su tela!"
Le opere in mostra svelano le diverse anime di Colin come artista, art director e giornalista. Nascono tra la materia della realtà tipografica, portatori della memoria di giorni, mesi, anni di notizie, intrisi di inchiostri tipografici ed energie collettive. Autentici “stracci di parole”: il grado zero di ogni forma di scrittura.

Gianluigi Colin - Sudario (12 dicembre 2012), 2017

"Another trick in the wall" (Giosetta Fioroni - L'altra ego #1 - Marco Delogu, 2012)
24 Apr

"Another trick in the wall" (Giosetta Fioroni - L'altra ego #1 - Marco Delogu, 2012)

Il Comune di Milano Cultura e il Museo del 900 presentano “Giosetta Fioroni. Viaggio Sentimentale“, mostra realizzata in collaborazione con la casa editrice Electa, a cura di Flavio Arensi ed Elettra Bottazzi.
Per la prima volta Milano dedica a Giosetta Fioroni una grande mostra antologica, con oltre 160 opere capaci di raccontare al pubblico la complessità tematica e linguistica del suo intero percorso artistico.
Figura di riferimento della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo a Roma insieme a Franco Angeli, Mario Schifano, Tano Festa e tutti gli artisti che hanno animato la galleria “La tartaruga” di Plinio de Martiis, Giosetta Fioroni rappresenta un’eccezione nel panorama italiano dell’arte e anche per questo è diventata una protagonista della scena artistica internazionale. Fuori dal coro, fuori dalle mode, lucida ed esplosiva, l’artista ha sviluppato in oltre sessanta anni di attività un linguaggio visivo forte ed eloquente fatto di simboli, segni ed emozioni: muovendosi a suo agio tra pittura, disegno, performance, video, teatro, ceramica e moda, ha sempre intrecciato il suo lavoro alla sua vita in modo audace e romantico. Da qui il titolo della mostra Giosetta Fioroni. Viaggio Sentimentale che prende spunto dalla canzone “Sentimental Journey” portata al successo da Doris Day nel 1944 e che mette in evidenza tanto il lungo incedere creativo dell’artista, come la sua volontà di raccontare, passo dopo passo, tutto quello che offre una vita sentimentale.
Il percorso espositivo, oltre al piano terra del Palazzo dell’Arengario, si snoda nelle sale (circa 700 mq) che affacciano su piazzetta Reale, allestite in senso cronologico per offrire una panoramica completa dell’attività pittorica dell’artista, grazie al progetto di allestimento di Massimo Curzi che ha lavorato immaginando di condurre il visitatore dentro lo studio dell’artista.

Giosetta Fioroni - L'altra ego #1 (Marco Delogu, 2012)

"Gypsum Queens" (Giosetta Fioroni - Giosetta con Giosetta a 9 anni, 2002)
24 Apr

"Gypsum Queens" (Giosetta Fioroni - Giosetta con Giosetta a 9 anni, 2002)

Il Comune di Milano Cultura e il Museo del 900 presentano “Giosetta Fioroni. Viaggio Sentimentale“, mostra realizzata in collaborazione con la casa editrice Electa, a cura di Flavio Arensi ed Elettra Bottazzi.
Per la prima volta Milano dedica a Giosetta Fioroni una grande mostra antologica, con oltre 160 opere capaci di raccontare al pubblico la complessità tematica e linguistica del suo intero percorso artistico.
Figura di riferimento della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo a Roma insieme a Franco Angeli, Mario Schifano, Tano Festa e tutti gli artisti che hanno animato la galleria “La tartaruga” di Plinio de Martiis, Giosetta Fioroni rappresenta un’eccezione nel panorama italiano dell’arte e anche per questo è diventata una protagonista della scena artistica internazionale. Fuori dal coro, fuori dalle mode, lucida ed esplosiva, l’artista ha sviluppato in oltre sessanta anni di attività un linguaggio visivo forte ed eloquente fatto di simboli, segni ed emozioni: muovendosi a suo agio tra pittura, disegno, performance, video, teatro, ceramica e moda, ha sempre intrecciato il suo lavoro alla sua vita in modo audace e romantico. Da qui il titolo della mostra Giosetta Fioroni. Viaggio Sentimentale che prende spunto dalla canzone “Sentimental Journey” portata al successo da Doris Day nel 1944 e che mette in evidenza tanto il lungo incedere creativo dell’artista, come la sua volontà di raccontare, passo dopo passo, tutto quello che offre una vita sentimentale.
Il percorso espositivo, oltre al piano terra del Palazzo dell’Arengario, si snoda nelle sale (circa 700 mq) che affacciano su piazzetta Reale, allestite in senso cronologico per offrire una panoramica completa dell’attività pittorica dell’artista, grazie al progetto di allestimento di Massimo Curzi che ha lavorato immaginando di condurre il visitatore dentro lo studio dell’artista.

Giosetta Fioroni - Giosetta con Giosetta a 9 anni, 2002

"Illusione optical" (Giosetta Fioroni - Viaggio Sentimentale)
24 Apr

"Illusione optical" (Giosetta Fioroni - Viaggio Sentimentale)

Il Comune di Milano Cultura e il Museo del 900 presentano “Giosetta Fioroni. Viaggio Sentimentale“, mostra realizzata in collaborazione con la casa editrice Electa, a cura di Flavio Arensi ed Elettra Bottazzi.
Per la prima volta Milano dedica a Giosetta Fioroni una grande mostra antologica, con oltre 160 opere capaci di raccontare al pubblico la complessità tematica e linguistica del suo intero percorso artistico.
Figura di riferimento della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo a Roma insieme a Franco Angeli, Mario Schifano, Tano Festa e tutti gli artisti che hanno animato la galleria “La tartaruga” di Plinio de Martiis, Giosetta Fioroni rappresenta un’eccezione nel panorama italiano dell’arte e anche per questo è diventata una protagonista della scena artistica internazionale. Fuori dal coro, fuori dalle mode, lucida ed esplosiva, l’artista ha sviluppato in oltre sessanta anni di attività un linguaggio visivo forte ed eloquente fatto di simboli, segni ed emozioni: muovendosi a suo agio tra pittura, disegno, performance, video, teatro, ceramica e moda, ha sempre intrecciato il suo lavoro alla sua vita in modo audace e romantico. Da qui il titolo della mostra Giosetta Fioroni. Viaggio Sentimentale che prende spunto dalla canzone “Sentimental Journey” portata al successo da Doris Day nel 1944 e che mette in evidenza tanto il lungo incedere creativo dell’artista, come la sua volontà di raccontare, passo dopo passo, tutto quello che offre una vita sentimentale.
Il percorso espositivo, oltre al piano terra del Palazzo dell’Arengario, si snoda nelle sale (circa 700 mq) che affacciano su piazzetta Reale, allestite in senso cronologico per offrire una panoramica completa dell’attività pittorica dell’artista, grazie al progetto di allestimento di Massimo Curzi che ha lavorato immaginando di condurre il visitatore dentro lo studio dell’artista.

Giosetta Fioroni - Stardust (2006), Jane (2006), Lulù (2003), Agatha (2003)

"Mash/room" (Carsten Höller - Upside Down Mushroom Room, 2000)
23 Apr

"Mash/room" (Carsten Höller - Upside Down Mushroom Room, 2000)

Il 20 aprile 2018 ha aperto al pubblico l'edificio che completa la sede di Milano della Fondazione Prada: la Torre, inaugurata nel maggio 2015 e progettata da Rem Koolhaas con Chris van Duijn e Federico Pompignoli dello studio OMA.

Alta 60 metri, è realizzata in cemento bianco strutturale a vista. Un edificio di nove piani che arricchisce il repertorio espositivo e definisce la visione architettonica della fondazione, caratterizzata da una varietà di opposizioni e frammenti. Ciascuno dei nove piani della Torre offre una percezione inedita degli ambienti interni.

All’interno dei sei livelli espositivi inaugura il progetto “Atlas” nato da un dialogo tra Miuccia Prada e Germano Celant. Riunisce opere della Collezione Prada in una successione di spazi che accolgono assoli o confronti, creati per assonanza o contrasto, tra artisti come Carla Accardi e Jeff Koons, Walter De Maria, Mona Hatoum ed Edward Kienholz and Nancy Reddin Kienholz, Michael Heizer e Pino Pascali, William N. Copley e Damien Hirst, John Baldessari e Carsten Höller.

L’insieme dei lavori esposti, realizzati tra il 1960 e il 2016, rappresenta una possibile mappatura delle idee e delle visioni che hanno guidato la formazione della collezione e le collaborazioni con gli artisti che hanno contribuito allo sviluppo delle attività della fondazione nel corso degli anni. “Atlas” testimonia così un percorso tra personale e istituzionale, in evoluzione, aperto a interventi temporanei e tematici, a progetti ed eventi speciali, con possibili integrazioni da altre collezioni e istituzioni.Dall’apertura della nuova sede nel 2015, la collezione è diventata uno degli strumenti di lavoro a disposizione del programma culturale della fondazione, assumendo diverse configurazioni – dalle mostre tematiche alle collettive, dalle antologiche ai progetti curati da artisti – e trova ora nella Torre uno spazio permanente di esposizione.

Carsten Höller - Upside Down Mushroom Room, 2000

 

 

"Je voudrais Chevrolet" (Walter De Maria - Bel Air Trilogy, 2000/2011)
23 Apr

"Je voudrais Chevrolet" (Walter De Maria - Bel Air Trilogy, 2000/2011)

Il 20 aprile 2018 ha aperto al pubblico l'edificio che completa la sede di Milano della Fondazione Prada: la Torre, inaugurata nel maggio 2015 e progettata da Rem Koolhaas con Chris van Duijn e Federico Pompignoli dello studio OMA.

Alta 60 metri, è realizzata in cemento bianco strutturale a vista. Un edificio di nove piani che arricchisce il repertorio espositivo e definisce la visione architettonica della fondazione, caratterizzata da una varietà di opposizioni e frammenti. Ciascuno dei nove piani della Torre offre una percezione inedita degli ambienti interni.

All’interno dei sei livelli espositivi inaugura il progetto “Atlas” nato da un dialogo tra Miuccia Prada e Germano Celant. Riunisce opere della Collezione Prada in una successione di spazi che accolgono assoli o confronti, creati per assonanza o contrasto, tra artisti come Carla Accardi e Jeff Koons, Walter De Maria, Mona Hatoum ed Edward Kienholz and Nancy Reddin Kienholz, Michael Heizer e Pino Pascali, William N. Copley e Damien Hirst, John Baldessari e Carsten Höller.

L’insieme dei lavori esposti, realizzati tra il 1960 e il 2016, rappresenta una possibile mappatura delle idee e delle visioni che hanno guidato la formazione della collezione e le collaborazioni con gli artisti che hanno contribuito allo sviluppo delle attività della fondazione nel corso degli anni. “Atlas” testimonia così un percorso tra personale e istituzionale, in evoluzione, aperto a interventi temporanei e tematici, a progetti ed eventi speciali, con possibili integrazioni da altre collezioni e istituzioni.Dall’apertura della nuova sede nel 2015, la collezione è diventata uno degli strumenti di lavoro a disposizione del programma culturale della fondazione, assumendo diverse configurazioni – dalle mostre tematiche alle collettive, dalle antologiche ai progetti curati da artisti – e trova ora nella Torre uno spazio permanente di esposizione.

Walter De Maria - Bel Air Trilogy, 2000/2011

 

 

"Eccomi qua qua" (Damien Hirst - ATLAS)
23 Apr

"Eccomi qua qua" (Damien Hirst - ATLAS)

Il 20 aprile 2018 ha aperto al pubblico l'edificio che completa la sede di Milano della Fondazione Prada: la Torre, inaugurata nel maggio 2015 e progettata da Rem Koolhaas con Chris van Duijn e Federico Pompignoli dello studio OMA.

Alta 60 metri, è realizzata in cemento bianco strutturale a vista. Un edificio di nove piani che arricchisce il repertorio espositivo e definisce la visione architettonica della fondazione, caratterizzata da una varietà di opposizioni e frammenti. Ciascuno dei nove piani della Torre offre una percezione inedita degli ambienti interni.

All’interno dei sei livelli espositivi inaugura il progetto “Atlas” nato da un dialogo tra Miuccia Prada e Germano Celant. Riunisce opere della Collezione Prada in una successione di spazi che accolgono assoli o confronti, creati per assonanza o contrasto, tra artisti come Carla Accardi e Jeff Koons, Walter De Maria, Mona Hatoum ed Edward Kienholz and Nancy Reddin Kienholz, Michael Heizer e Pino Pascali, William N. Copley e Damien Hirst, John Baldessari e Carsten Höller.

L’insieme dei lavori esposti, realizzati tra il 1960 e il 2016, rappresenta una possibile mappatura delle idee e delle visioni che hanno guidato la formazione della collezione e le collaborazioni con gli artisti che hanno contribuito allo sviluppo delle attività della fondazione nel corso degli anni. “Atlas” testimonia così un percorso tra personale e istituzionale, in evoluzione, aperto a interventi temporanei e tematici, a progetti ed eventi speciali, con possibili integrazioni da altre collezioni e istituzioni.Dall’apertura della nuova sede nel 2015, la collezione è diventata uno degli strumenti di lavoro a disposizione del programma culturale della fondazione, assumendo diverse configurazioni – dalle mostre tematiche alle collettive, dalle antologiche ai progetti curati da artisti – e trova ora nella Torre uno spazio permanente di esposizione.

Damien Hirst - Atlas