#SelfieadArte

Parasola (Moe Satt - Parasol Alternative, 2018)
21 Feb

Parasola (Moe Satt - Parasol Alternative, 2018)

Fino al 28 aprile 2019 al MAXXI “LA STRADA. Dove si crea il mondo” la mostra curata da Hou Hanru insieme allo staff curatoriale e di ricerca del museo, presenta più di 140 artisti e oltre 200 opere per comporre il racconto multiculturale, poliglotta, colorato, spaventoso, stimolante, assordante delle strade di tutto il mondo, il vero grande laboratorio di discussione, creazione, confronto, dove si inventa l’era contemporanea.
Opere d’arte, progetti di architettura, fotografie, performance, interventi site specific e video accolgono il visitatore in una successione di gallerie che formano una strada lunga decine e decine di metri.
Un percorso organizzato per temi – le azioni pubbliche, la vita quotidiana, la politica, la comunità, l’innovazione, il ruolo dell’istituzione – fondamentali per comprendere le nuove funzioni e identità della strada contemporanea. Partendo dalla convinzione che sia il luogo in cui si crea il mondo, lo spazio viene analizzato come manifesto della vita contemporanea, scenario e punto di vista privilegiato dell’esperienza del quotidiano, un paesaggio in cui la comunità creativa e quella cittadina danno vita a una nuova comunità e a un nuovo mondo di creatività urbana.
La strada è analizzata come manifesto in continua mutazione della vita contemporanea, elemento di connessione ma anche di rottura, scenario delle esperienze del quotidiano come i festival di strada, i cinema estemporanei o lo street food.

Moe Satt “Parasol Alternative” 2018
Moe Satt è un punto di riferimento nel panorama artistico del Sudest asiatico grazie alla costante attenzione per la situazione socio-politica del suo paese, il Myanmar. Precedentemente noto come Birmania, il Myanmar è stato soggetto per lungo tempo a una dittatura militare e animato da continue lotte per il raggiungimento della democrazia liberale. I lavori dell’artista diventano strumento per esprimere opinioni, diffondere informazioni e sollevare domande. I tagli riportati sulla seta dei tipici ombrelli birmani, che possono essere aperti e richiusi con grandi cerniere lampo, diventano metafora dell’instabile condizione del suo popolo e del precario equilibrio tra progresso e il rischio di perdere i diritti faticosamente ottenuti.

 

Arte povera (Eugenio Tibaldi - Architettura minima, 2016)
21 Feb

Arte povera (Eugenio Tibaldi - Architettura minima, 2016)

Fino al 28 aprile 2019 al MAXXI “LA STRADA. Dove si crea il mondo” la mostra curata da Hou Hanru insieme allo staff curatoriale e di ricerca del museo, presenta più di 140 artisti e oltre 200 opere per comporre il racconto multiculturale, poliglotta, colorato, spaventoso, stimolante, assordante delle strade di tutto il mondo, il vero grande laboratorio di discussione, creazione, confronto, dove si inventa l’era contemporanea.
Opere d’arte, progetti di architettura, fotografie, performance, interventi site specific e video accolgono il visitatore in una successione di gallerie che formano una strada lunga decine e decine di metri.
Un percorso organizzato per temi – le azioni pubbliche, la vita quotidiana, la politica, la comunità, l’innovazione, il ruolo dell’istituzione – fondamentali per comprendere le nuove funzioni e identità della strada contemporanea. Partendo dalla convinzione che sia il luogo in cui si crea il mondo, lo spazio viene analizzato come manifesto della vita contemporanea, scenario e punto di vista privilegiato dell’esperienza del quotidiano, un paesaggio in cui la comunità creativa e quella cittadina danno vita a una nuova comunità e a un nuovo mondo di creatività urbana.
La strada è analizzata come manifesto in continua mutazione della vita contemporanea, elemento di connessione ma anche di rottura, scenario delle esperienze del quotidiano come i festival di strada, i cinema estemporanei o lo street food.

Eugenio Tibaldi “Architettura minima” 2016
La serie Architettura Minima è uno studio dell’artista sui ricoveri di fortuna dei senzatetto: l’autore li ha documenti e classificati per tipologie, acquistandoli dai proprietari e quindi esponendoli come ready-Made. Tramite la paradossale applicazione di categorie architettoniche, Tibaldi sottolinea le nuove categorie estetiche generate da un ambiente nato sotto il segno della precarietà, “un’alternativa del reale” che descrive dinamiche di appropriazione informale dello spazio urbano.

Arrivano i mostri (Alfredo Jaar - Chiaroscuro, 2018)
21 Feb

Arrivano i mostri (Alfredo Jaar - Chiaroscuro, 2018)

Fino al 28 aprile 2019 al MAXXI “LA STRADA. Dove si crea il mondo” la mostra curata da Hou Hanru insieme allo staff curatoriale e di ricerca del museo, presenta più di 140 artisti e oltre 200 opere per comporre il racconto multiculturale, poliglotta, colorato, spaventoso, stimolante, assordante delle strade di tutto il mondo, il vero grande laboratorio di discussione, creazione, confronto, dove si inventa l’era contemporanea.
Opere d’arte, progetti di architettura, fotografie, performance, interventi site specific e video accolgono il visitatore in una successione di gallerie che formano una strada lunga decine e decine di metri.
Un percorso organizzato per temi – le azioni pubbliche, la vita quotidiana, la politica, la comunità, l’innovazione, il ruolo dell’istituzione – fondamentali per comprendere le nuove funzioni e identità della strada contemporanea. Partendo dalla convinzione che sia il luogo in cui si crea il mondo, lo spazio viene analizzato come manifesto della vita contemporanea, scenario e punto di vista privilegiato dell’esperienza del quotidiano, un paesaggio in cui la comunità creativa e quella cittadina danno vita a una nuova comunità e a un nuovo mondo di creatività urbana.
La strada è analizzata come manifesto in continua mutazione della vita contemporanea, elemento di connessione ma anche di rottura, scenario delle esperienze del quotidiano come i festival di strada, i cinema estemporanei o lo street food.

Alfredo Jaar Chiaroscuro (2018)
La mostra e le strade della città di Roma presentano le azioni e le ricerche artistiche contemporanee, riprendendo le riflessioni avviate negli anni Sessanta e Settanta da quella generazione di artisti ed esponenti della cultura “scesa in strada” per condividere nuovi pensieri e modelli creativi. Quale miglior modo se non portare l’arte in strada? Chiaroscuro (2018) è il titolo dell’opera dell’artista cileno Alfredo Jaar che attraverso la citazione storica di Antonio Gramsci dimostra un atteggiamento critico nei confronti della realtà politica e sociale contemporanea. Una perfetta unione di arte, impegno, poetica e militanza nello scardinare la cultura e il modo di pensare convenzionali e nell’attaccare la politica.

Pac Donald's (Max Papeschi - A hungry man is an angry man!)
10 Feb

Pac Donald's (Max Papeschi - A hungry man is an angry man!)

Singapore, 12 giugno 2018 – il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump e il Leader Supremo della Corea del Nord Kim Jong-un s’incontrano per la prima volta in uno storico vertice.
Palermo, 24 gennaio 2019 – gli artisti Max Papeschi e Max Ferrigno celebrano la pace tra Stati Uniti e Nord Corea con una mostra senza precedenti.
Promossa dal Comune di Palermo e organizzata da Fondazione Jobs “Pyongyang Rhapsody – The Summit of Love” è la sarcastica parodia del suddetto incontro. Nella futuristica cornice dello ZAC di Palermo una mostra ai limiti del verosimile affollata di grandi opere, alte più di 3 metri, che ricoprono quasi interamente le pareti della location, attraversando la quale lo spettatore si trova immerso in un mondo immaginifico.

Papeschi, che ha da poco concluso il tour di due anni del progetto Welcome to North Korea (finta campagna propagandistica che punta il dito sulle violazioni dei diritti umani perpetuate dal regime nordcoreano), per l’occasione accosta sotto i riflettori il vecchio compagno di giochi Kim Jong-un, all’ormai ex, acerrimo nemico Donald Trump. Il memorabile meeting è ricreato da Papeschi attraverso 18 lavori che rappresentano i due leader in un continuo confronto di super-ego grotteschi.
Se da un lato troviamo Kim Jong-un in versione Santa-Kalì, dall’altro vediamo Donald Trump/Dio Ra del denaro, se a destra si fa notare il Monopoli targato Nord Corea, a sinistra gli si specchia il gioco dell’Oca dell’America di Trump, se Trump si sostituisce a Gesù nell’Ultima Cena di Leonardo, per ritrovarsi solo, in mezzo ad un vuoto cosmico, Kim ruba il posto alla Venere di Botticelli, circondandosi solamente di cloni del suo pupillo, il giocatore di basket Dennis Rodman.

Un carosello d’immagini mostruosamente iconiche che rivelano l’assurda realtà di una pace tanto acclamata quanto farsesca. Inframezzate alle rappresentazioni di Trump e Kim, campeggiano, in un vortice di colori degno della migliore tradizione hippie, le bandiere della Nord Corea, rivisitate da Max Ferrigno, nelle quali il simbolo del Paese asiatico è tradotto in chiave pop-erotica, portando così agli estremi l’aspetto ironicamente romantico di questo Summit, chiamato, non a caso, “of love”.
La mostra è stata organizzata grazie al supporto di Fondazione Jobs, un nuovo progetto dedicato all’arte contemporanea che ha trovato sede nell’antico Palazzo Castrone di Santa Ninfa di Palermo.
Pyongyang Rhapsody – The Summit of Love è stata promossa dal Comune di Palermo nell’ambito di Palermo Capitale della Cultura 2018 e sarà aperta al pubblico fino al 24 marzo 2019.

Max Papeschi - A hungry man is an angry man!, 2019 (Pyongyang Rhapsody TheSummit Of Love)

Trump l'oeil (Max Papeschi - Verily, verily, I say unto you that one of you shall betray me)
10 Feb

Trump l'oeil (Max Papeschi - Verily, verily, I say unto you that one of you shall betray me)

Singapore, 12 giugno 2018 – il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump e il Leader Supremo della Corea del Nord Kim Jong-un s’incontrano per la prima volta in uno storico vertice.
Palermo, 24 gennaio 2019 – gli artisti Max Papeschi e Max Ferrigno celebrano la pace tra Stati Uniti e Nord Corea con una mostra senza precedenti.
Promossa dal Comune di Palermo e organizzata da Fondazione Jobs “Pyongyang Rhapsody – The Summit of Love” è la sarcastica parodia del suddetto incontro. Nella futuristica cornice dello ZAC di Palermo una mostra ai limiti del verosimile affollata di grandi opere, alte più di 3 metri, che ricoprono quasi interamente le pareti della location, attraversando la quale lo spettatore si trova immerso in un mondo immaginifico.

Papeschi, che ha da poco concluso il tour di due anni del progetto Welcome to North Korea (finta campagna propagandistica che punta il dito sulle violazioni dei diritti umani perpetuate dal regime nordcoreano), per l’occasione accosta sotto i riflettori il vecchio compagno di giochi Kim Jong-un, all’ormai ex, acerrimo nemico Donald Trump. Il memorabile meeting è ricreato da Papeschi attraverso 18 lavori che rappresentano i due leader in un continuo confronto di super-ego grotteschi.
Se da un lato troviamo Kim Jong-un in versione Santa-Kalì, dall’altro vediamo Donald Trump/Dio Ra del denaro, se a destra si fa notare il Monopoli targato Nord Corea, a sinistra gli si specchia il gioco dell’Oca dell’America di Trump, se Trump si sostituisce a Gesù nell’Ultima Cena di Leonardo, per ritrovarsi solo, in mezzo ad un vuoto cosmico, Kim ruba il posto alla Venere di Botticelli, circondandosi solamente di cloni del suo pupillo, il giocatore di basket Dennis Rodman.

Un carosello d’immagini mostruosamente iconiche che rivelano l’assurda realtà di una pace tanto acclamata quanto farsesca. Inframezzate alle rappresentazioni di Trump e Kim, campeggiano, in un vortice di colori degno della migliore tradizione hippie, le bandiere della Nord Corea, rivisitate da Max Ferrigno, nelle quali il simbolo del Paese asiatico è tradotto in chiave pop-erotica, portando così agli estremi l’aspetto ironicamente romantico di questo Summit, chiamato, non a caso, “of love”.
La mostra è stata organizzata grazie al supporto di Fondazione Jobs, un nuovo progetto dedicato all’arte contemporanea che ha trovato sede nell’antico Palazzo Castrone di Santa Ninfa di Palermo.
Pyongyang Rhapsody – The Summit of Love è stata promossa dal Comune di Palermo nell’ambito di Palermo Capitale della Cultura 2018 e sarà aperta al pubblico fino al 24 marzo 2019.

Max Papeschi - Verily, verily, I say unto you that one of you shall betray me, 2019 (Pyongyang Rhapsody TheSummit Of Love)

Il bianco, il nero e la dama (Max Papeschi - The white move and Win)
10 Feb

Il bianco, il nero e la dama (Max Papeschi - The white move and Win)

Singapore, 12 giugno 2018 – il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump e il Leader Supremo della Corea del Nord Kim Jong-un s’incontrano per la prima volta in uno storico vertice.
Palermo, 24 gennaio 2019 – gli artisti Max Papeschi e Max Ferrigno celebrano la pace tra Stati Uniti e Nord Corea con una mostra senza precedenti.
Promossa dal Comune di Palermo e organizzata da Fondazione Jobs “Pyongyang Rhapsody – The Summit of Love” è la sarcastica parodia del suddetto incontro. Nella futuristica cornice dello ZAC di Palermo una mostra ai limiti del verosimile affollata di grandi opere, alte più di 3 metri, che ricoprono quasi interamente le pareti della location, attraversando la quale lo spettatore si trova immerso in un mondo immaginifico.

Papeschi, che ha da poco concluso il tour di due anni del progetto Welcome to North Korea (finta campagna propagandistica che punta il dito sulle violazioni dei diritti umani perpetuate dal regime nordcoreano), per l’occasione accosta sotto i riflettori il vecchio compagno di giochi Kim Jong-un, all’ormai ex, acerrimo nemico Donald Trump. Il memorabile meeting è ricreato da Papeschi attraverso 18 lavori che rappresentano i due leader in un continuo confronto di super-ego grotteschi.
Se da un lato troviamo Kim Jong-un in versione Santa-Kalì, dall’altro vediamo Donald Trump/Dio Ra del denaro, se a destra si fa notare il Monopoli targato Nord Corea, a sinistra gli si specchia il gioco dell’Oca dell’America di Trump, se Trump si sostituisce a Gesù nell’Ultima Cena di Leonardo, per ritrovarsi solo, in mezzo ad un vuoto cosmico, Kim ruba il posto alla Venere di Botticelli, circondandosi solamente di cloni del suo pupillo, il giocatore di basket Dennis Rodman.

Un carosello d’immagini mostruosamente iconiche che rivelano l’assurda realtà di una pace tanto acclamata quanto farsesca. Inframezzate alle rappresentazioni di Trump e Kim, campeggiano, in un vortice di colori degno della migliore tradizione hippie, le bandiere della Nord Corea, rivisitate da Max Ferrigno, nelle quali il simbolo del Paese asiatico è tradotto in chiave pop-erotica, portando così agli estremi l’aspetto ironicamente romantico di questo Summit, chiamato, non a caso, “of love”.
La mostra è stata organizzata grazie al supporto di Fondazione Jobs, un nuovo progetto dedicato all’arte contemporanea che ha trovato sede nell’antico Palazzo Castrone di Santa Ninfa di Palermo.
Pyongyang Rhapsody – The Summit of Love è stata promossa dal Comune di Palermo nell’ambito di Palermo Capitale della Cultura 2018 e sarà aperta al pubblico fino al 24 marzo 2019.

Max Papeschi - The white move and Win, 2019 (Pyongyang Rhapsody TheSummit Of Love)

"!" (Aaron Curry - Creator Creator, 2015)
18 Dic

"!" (Aaron Curry - Creator Creator, 2015)

La mostra “Tune Yer Head” al The Bass presenta i più recenti lavori dell’artista che vive e lavora a Los Angeles, Aaron Curry. Nato con la pittura ottiene però un grande riconoscimento come scultore. Interessato a ciò che descrive come “questa idea di cercare di estrarre qualcosa nel mondo reale”, che, alla fine, lo ha portato a scolpire ma a considerare comunque le sue sculture come dipinti. Nel 2015 fa dunque un “ritorno” alla pittura. La sua arte è naturalmente e profondamente radicata in essa e la mostra al The Bass esamina la diversità del suo lavoro in termini di materialità e forma, evidenziando l’interazione tra pittura, scultura e collage.

Dagli artisti modernisti come Picasso, Picabia e Calder, al fumettista Basil Wolverton, alla BMX e alla cultura dello skate, Curry trae ispirazione da una vasta gamma di fonti, che si manifestano come un mashup esplosivo di colori, texture e dimensioni sulle pareti della galleria. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 21 aprile 2019.

 

Aaron Curry - Creator Creator, 2015

"Mimetismo" (Aaron Curry - No idea, 2018)
18 Dic

"Mimetismo" (Aaron Curry - No idea, 2018)

La mostra “Tune Yer Head” al The Bass presenta i più recenti lavori dell’artista che vive e lavora a Los Angeles, Aaron Curry. Nato con la pittura ottiene però un grande riconoscimento come scultore. Interessato a ciò che descrive come “questa idea di cercare di estrarre qualcosa nel mondo reale”, che, alla fine, lo ha portato a scolpire ma a considerare comunque le sue sculture come dipinti. Nel 2015 fa dunque un “ritorno” alla pittura. La sua arte è naturalmente e profondamente radicata in essa e la mostra al The Bass esamina la diversità del suo lavoro in termini di materialità e forma, evidenziando l’interazione tra pittura, scultura e collage.

Dagli artisti modernisti come Picasso, Picabia e Calder, al fumettista Basil Wolverton, alla BMX e alla cultura dello skate, Curry trae ispirazione da una vasta gamma di fonti, che si manifestano come un mashup esplosivo di colori, texture e dimensioni sulle pareti della galleria. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 21 aprile 2019.

 

Aaron Curry - No idea, 2018

"?" (Aaron Curry - Little Bang, dark matter headband, 2018)
18 Dic

"?" (Aaron Curry - Little Bang, dark matter headband, 2018)

La mostra “Tune Yer Head” al The Bass presenta i più recenti lavori dell’artista che vive e lavora a Los Angeles, Aaron Curry. Nato con la pittura ottiene però un grande riconoscimento come scultore. Interessato a ciò che descrive come “questa idea di cercare di estrarre qualcosa nel mondo reale”, che, alla fine, lo ha portato a scolpire ma a considerare comunque le sue sculture come dipinti. Nel 2015 fa dunque un “ritorno” alla pittura. La sua arte è naturalmente e profondamente radicata in essa e la mostra al The Bass esamina la diversità del suo lavoro in termini di materialità e forma, evidenziando l’interazione tra pittura, scultura e collage.

Dagli artisti modernisti come Picasso, Picabia e Calder, al fumettista Basil Wolverton, alla BMX e alla cultura dello skate, Curry trae ispirazione da una vasta gamma di fonti, che si manifestano come un mashup esplosivo di colori, texture e dimensioni sulle pareti della galleria. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 21 aprile 2019.

 

Aaron Curry - Little Bang, dark matter headband, 2018

"la verità vi renderà liberi" (Paola Pivi - Lies, 2018)
12 Dic

"la verità vi renderà liberi" (Paola Pivi - Lies, 2018)

Al The Bass Museum of Art di Miami fino al 10 marzo 2019 c’è Paola Pivi con “Art with a view“. La mostra presenta una serie di opere iconiche dell’artista italiana ma anche due lavori site-specific.

Gli animali sono un tema centrale nelle opere di Paola Pivi. I suoi orsi antropomorfi dal piumaggio fluorescente sono contemporaneamente surreali e reali, capricciosi e intimidatori, coccolosi e imponenti. Ciò che è reale e ciò che non lo è, e a volte l’incapacità di discernere tra i due, attraversa tutto il suo lavoro. Questo è molto chiaro nel sua ultima opera, “Lies”. L’installazione immersiva è composta da 92 schermi televisivi, 40.000 immagini di realtà e 200 bugie registrate. L’artista ha concepito l’opera nel 2013 mentre era coinvolta nel caso giudiziario della custodia del figlio adottivo. Da quel momento è diventata sempre più consapevole della prevalenza di bugie in politica, nei media e nell’esperienza quotidiana. Le bugie sono un meraviglioso strumento di aggressione e manipolazione. Porta con questo lavoro l’attenzione sul nostro complicato rapporto con la percezione, il controllo e la verità, così come l’eccesso di informazioni con cui ci confrontiamo quotidianamente.

Al contrario “World Record” offre un momento di silenziosa pace imbottita, protetta dal mondo esterno. Il lavoro esiste sia come scultura che come spettacolo attivato dal pubblico. Una base e un tetto composti da 80 materassi diventano le linee dell’orizzonte o di oceani, giocando con la proporzione e lo sapzio. La partecipazione all’installazione richiede una ricalibrazione fisica personale, in quanto ogni partecipante deve gattonare a quattro zampe o sdraiarsi per riconciliarsi con la dimensione di “World Record”. Si adottano inavvertitamente posizioni simili agli animali e contemporaneamente lo spazio costruito offre un’intimità inaspettata con gli altri partecipanti, come per dire, sia letteralmente che figurativamente, “we are all in this togeter”.

Paola Pivi - Lies, 2018