#SelfieadArte

Il masso (Kishio Suga, Exposed Realm)
10 Ott

Il masso (Kishio Suga, Exposed Realm)

Pirelli HangarBicocca presenta “Situation”, la prima retrospettiva dedicata da un’istituzione europea a Kishio Suga (Morioka, Giappone, 1944), figura chiave dell’arte contemporanea giapponese. La mostra, a cura di Yuko Hasegawa e Vicente Todolì, rappresenta un evento eccezionale, proponendo in un’unica occasione oltre 20 installazioni realizzate da Suga dal 1969 fino ai giorni nostri e da lui riadattate proprio in funzione delle specificità dello spazio espositivo di Pirelli HangarBicocca.

La mostra fa perte degli eventi celebrativi del 150° anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia e rivela l’importanza storica e contemporanea di una pratica esemplare come quella di Kishio Suga, che si sviluppa in un momento di grande sperimentazione a livello Internazionale con la nascita, tra gli anni ’60 e ’70, di movimenti come la Post-Minimal Art a la Land Art negli Stati Uniti e l’Arte Povera in Italia.

Il percorso espositivo si presenta come un paesaggio formato da elementi organici e industriali – come ferro, zinco, legno, pietre e paraffina – in cui convivono leggerezza e imponenza.

"Realizzo installazioni all’interno di spazi espositivi, una forma d’arte piuttosto comune oggi. Uso una varietà di materiali, accostandoli e creando una struttura che si adatta a tutto lo spazio. Le installazioni non sono mai permanenti e possono essere facilmente rimosse e distrutte. Si potrebbe dire che creo mondi temporanei." (Kishio Suga, The Conditions Surrounding an Act, 2009)

Situation rimarrà in HangarBicocca fino al 29 gennaio 2017.

 

Kishio Suga - Exposed Realm,1986-2016

L’ammasso (Kishio Suga, Condition of Situated Units)
10 Ott

L’ammasso (Kishio Suga, Condition of Situated Units)

Pirelli HangarBicocca presenta “Situation”, la prima retrospettiva dedicata da un’istituzione europea a Kishio Suga (Morioka, Giappone, 1944), figura chiave dell’arte contemporanea giapponese. La mostra, a cura di Yuko Hasegawa e Vicente Todolì, rappresenta un evento eccezionale, proponendo in un’unica occasione oltre 20 installazioni realizzate da Suga dal 1969 fino ai giorni nostri e da lui riadattate proprio in funzione delle specificità dello spazio espositivo di Pirelli HangarBicocca.

La mostra fa perte degli eventi celebrativi del 150° anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia e rivela l’importanza storica e contemporanea di una pratica esemplare come quella di Kishio Suga, che si sviluppa in un momento di grande sperimentazione a livello Internazionale con la nascita, tra gli anni ’60 e ’70, di movimenti come la Post-Minimal Art a la Land Art negli Stati Uniti e l’Arte Povera in Italia.

Il percorso espositivo si presenta come un paesaggio formato da elementi organici e industriali – come ferro, zinco, legno, pietre e paraffina – in cui convivono leggerezza e imponenza.

"Realizzo installazioni all’interno di spazi espositivi, una forma d’arte piuttosto comune oggi. Uso una varietà di materiali, accostandoli e creando una struttura che si adatta a tutto lo spazio. Le installazioni non sono mai permanenti e possono essere facilmente rimosse e distrutte. Si potrebbe dire che creo mondi temporanei." (Kishio Suga, The Conditions Surrounding an Act, 2009)

Situation rimarrà in HangarBicocca fino al 29 gennaio 2017.

 

Kishio Suga - Condition of Situated Units, 1975-2016

SelfieAdArtista (@ Omar Hassan - Breaking Through)
03 Ott

SelfieAdArtista (@ Omar Hassan - Breaking Through)

Dal 29 settembre al 9 ottobre al MAC di Milano c'è “Breaking Through” di Omar Hassan.

Il progetto, che l'artista ha portato a Londra e a Miami, arriva finalmente a Milano, la sua città.

La mostra curata da Luca Beatrice è un percorso all'interno della ricerca pittorica dell'artista, che nasconde dietro la semplicità del colore grandi concetti, e che spazia dalla pittura alla scultura e dalla performance all'installazione.

In questa serie di opere Hassan usa i guantoni al posto dei pennelli e con colpi ben assestati crea sulla tela un'esplosione di colori. Il risultato è in ogni gesto, calibrato seppur disinvolto, mentre schizza sulla tela alla velocità di un fulmine. Inventando un linguaggio tutto suo che sfreccia nel campo lungo della pittura, indagandone le possibilità stilistiche e le evoluzioni formali.
“La forza di un pensiero sta nel gesto di chi sa lasciare un segno delle proprie idee. Questo è il concetto con cui Omar ha saputo ritagliarsi nel panorama internazionale una sua identità e una sua riconoscibilità. Come nel pugilato, disciplina che gli ha insegnato non solo il rigore nella preparazione ma l'importanza fondamentale nella tecnica, le sue opere si scuotono in un vortice di colore e gravità verso il centro della tela. Metafora di un ring verticale che è la vita” (cit. Cristian Contini)

 

 

Convergenze parallele (@ Omar Hassan - Breaking Through)
03 Ott

Convergenze parallele (@ Omar Hassan - Breaking Through)

Dal 29 settembre al 9 ottobre al MAC di Milano c'è “Breaking Through” di Omar Hassan.

Il progetto, che l'artista ha portato a Londra e a Miami, arriva finalmente a Milano, la sua città.

La mostra curata da Luca Beatrice è un percorso all'interno della ricerca pittorica dell'artista, che nasconde dietro la semplicità del colore grandi concetti, e che spazia dalla pittura alla scultura e dalla performance all'installazione.

In questa serie di opere Hassan usa i guantoni al posto dei pennelli e con colpi ben assestati crea sulla tela un'esplosione di colori. Il risultato è in ogni gesto, calibrato seppur disinvolto, mentre schizza sulla tela alla velocità di un fulmine. Inventando un linguaggio tutto suo che sfreccia nel campo lungo della pittura, indagandone le possibilità stilistiche e le evoluzioni formali.
“La forza di un pensiero sta nel gesto di chi sa lasciare un segno delle proprie idee. Questo è il concetto con cui Omar ha saputo ritagliarsi nel panorama internazionale una sua identità e una sua riconoscibilità. Come nel pugilato, disciplina che gli ha insegnato non solo il rigore nella preparazione ma l'importanza fondamentale nella tecnica, le sue opere si scuotono in un vortice di colore e gravità verso il centro della tela. Metafora di un ring verticale che è la vita” (cit. Cristian Contini)

 

 

Baseomomorfia (@ Omar Hassan - Breaking Through)
03 Ott

Baseomomorfia (@ Omar Hassan - Breaking Through)

Dal 29 settembre al 9 ottobre al MAC di Milano c'è “Breaking Through” di Omar Hassan.

Il progetto, che l'artista ha portato a Londra e a Miami, arriva finalmente a Milano, la sua città.

La mostra curata da Luca Beatrice è un percorso all'interno della ricerca pittorica dell'artista, che nasconde dietro la semplicità del colore grandi concetti, e che spazia dalla pittura alla scultura e dalla performance all'installazione.

In questa serie di opere Hassan usa i guantoni al posto dei pennelli e con colpi ben assestati crea sulla tela un'esplosione di colori. Il risultato è in ogni gesto, calibrato seppur disinvolto, mentre schizza sulla tela alla velocità di un fulmine. Inventando un linguaggio tutto suo che sfreccia nel campo lungo della pittura, indagandone le possibilità stilistiche e le evoluzioni formali.
“La forza di un pensiero sta nel gesto di chi sa lasciare un segno delle proprie idee. Questo è il concetto con cui Omar ha saputo ritagliarsi nel panorama internazionale una sua identità e una sua riconoscibilità. Come nel pugilato, disciplina che gli ha insegnato non solo il rigore nella preparazione ma l'importanza fondamentale nella tecnica, le sue opere si scuotono in un vortice di colore e gravità verso il centro della tela. Metafora di un ring verticale che è la vita” (cit. Cristian Contini)

 

 

Ricicla (Maria Cristina Finucci, Help - l’età della plastica)
29 Set

Ricicla (Maria Cristina Finucci, Help - l’età della plastica)

La monumentale installazione Help, l’età della plastica, ideata dall’artista Maria Cristina Finucci, è ospitata dal 25 settembre all’8 gennaio dall’isola di Mozia, situata nello stagnone di Marsala (TP).

L’opera è costituita dall’assemblaggio manuale di 5 milioni di tappi di plastica, racchiusi in gabbie metalliche, per un’altezza di 4 metri in uno spazio di 1500 metri quadrati che compongono la parola “HELP”.

Situata nell’area archeologica, crea un forte contrasto visivo e concettuale tra le millenarie rovine fenice e i resti più diffusi e inquinanti della società contemporanea.

E’ promossa e realizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo in collaborazione con la Fondazione Whitaker, nell’ambito del progetto Wasteland – The Garbage Patch State diretto da Paola Pardini, che si è sviluppato a partire dal 2013 con il coinvolgimento di organismi internazionali, aziende, fondazioni, associazioni, università.

Maria Cristina Finucci utilizza il linguaggio espressivo e radicale dell’arte per sensibilizzare i rappresentanti della società civile sul tema delle Garbage Patch, le enormi isole di plastica che galleggiano negli oceani di tutto il globo. L’ente delle Nazioni Unite ha riconosciuto il Garbage Patch State: ovvero, l’immensa, simbolica nazione – seconda solo alla Russia per dimensioni – fondata da Maria Cristina Finucci e composta dalle immense chiazze di rifiuti plastici dispersi negli oceani, meglio note come Pacific Trash Vortex.

Riusa (Maria Cristina Finucci, Help - l’età della plastica)
29 Set

Riusa (Maria Cristina Finucci, Help - l’età della plastica)

La monumentale installazione Help, l’età della plastica, ideata dall’artista Maria Cristina Finucci, è ospitata dal 25 settembre all’8 gennaio dall’isola di Mozia, situata nello stagnone di Marsala (TP).

L’opera è costituita dall’assemblaggio manuale di 5 milioni di tappi di plastica, racchiusi in gabbie metalliche, per un’altezza di 4 metri in uno spazio di 1500 metri quadrati che compongono la parola “HELP”.

Situata nell’area archeologica, crea un forte contrasto visivo e concettuale tra le millenarie rovine fenice e i resti più diffusi e inquinanti della società contemporanea.

E’ promossa e realizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo in collaborazione con la Fondazione Whitaker, nell’ambito del progetto Wasteland – The Garbage Patch State diretto da Paola Pardini, che si è sviluppato a partire dal 2013 con il coinvolgimento di organismi internazionali, aziende, fondazioni, associazioni, università.

Maria Cristina Finucci utilizza il linguaggio espressivo e radicale dell’arte per sensibilizzare i rappresentanti della società civile sul tema delle Garbage Patch, le enormi isole di plastica che galleggiano negli oceani di tutto il globo. L’ente delle Nazioni Unite ha riconosciuto il Garbage Patch State: ovvero, l’immensa, simbolica nazione – seconda solo alla Russia per dimensioni – fondata da Maria Cristina Finucci e composta dalle immense chiazze di rifiuti plastici dispersi negli oceani, meglio note come Pacific Trash Vortex.

Riduci (Maria Cristina Finucci, Help - l’età della plastica)
29 Set

Riduci (Maria Cristina Finucci, Help - l’età della plastica)

La monumentale installazione Help, l’età della plastica, ideata dall’artista Maria Cristina Finucci, è ospitata dal 25 settembre all’8 gennaio dall’isola di Mozia, situata nello stagnone di Marsala (TP).

L’opera è costituita dall’assemblaggio manuale di 5 milioni di tappi di plastica, racchiusi in gabbie metalliche, per un’altezza di 4 metri in uno spazio di 1500 metri quadrati che compongono la parola “HELP”.

Situata nell’area archeologica, crea un forte contrasto visivo e concettuale tra le millenarie rovine fenice e i resti più diffusi e inquinanti della società contemporanea.

E’ promossa e realizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo in collaborazione con la Fondazione Whitaker, nell’ambito del progetto Wasteland – The Garbage Patch State diretto da Paola Pardini, che si è sviluppato a partire dal 2013 con il coinvolgimento di organismi internazionali, aziende, fondazioni, associazioni, università.

Maria Cristina Finucci utilizza il linguaggio espressivo e radicale dell’arte per sensibilizzare i rappresentanti della società civile sul tema delle Garbage Patch, le enormi isole di plastica che galleggiano negli oceani di tutto il globo. L’ente delle Nazioni Unite ha riconosciuto il Garbage Patch State: ovvero, l’immensa, simbolica nazione – seconda solo alla Russia per dimensioni – fondata da Maria Cristina Finucci e composta dalle immense chiazze di rifiuti plastici dispersi negli oceani, meglio note come Pacific Trash Vortex.

ore 18.30: In trip per le ankle strap (Fabi, Ankle Strap)
05 Set

ore 18.30: In trip per le ankle strap (Fabi, Ankle Strap)

Alla Galleria dei Passi Perduti - mai nome fu più adatto! - di Palazzo dei Giureconsulti a Milano theMICAM, salone internazionale della calzatura leader a livello mondiale, porta in scena “Twelve Shoes una per ogni ora del giorno” una mostra a cura di Daniela Fedi e Lucia Serlenga che, con il supporto del fotografo Federico Garibaldi, indagano sulla calzatura come filo conduttore che unisce Artigianato, Moda e Arte.

L'esposizione nasce da un'osservazione di costume: è evidente che non basti un solo paio di scarpe. E se il New York Times, in una propria indagine, ha stabilito in 5 il numero di paia essenziali, le curatrici sono arrivate a considerarne dodici. Come le ore della giornata, ognuna vissuta intensamente dalla moderna "Wonder Woman", che per questo necessita di affrontarle con il giusto confort. E hanno per questo selezionato dodici scarpe-simbolo tra le nuove proposte presentate in fiera degli oltre 1450 espositori di theMICAM.

 

Fabi - Ankle Strap

ore 8.00: Tè, biscotti e ballerina mi rilassan la mattina (Aldo Bruè, Ballerina)
05 Set

ore 8.00: Tè, biscotti e ballerina mi rilassan la mattina (Aldo Bruè, Ballerina)

Alla Galleria dei Passi Perduti - mai nome fu più adatto! - di Palazzo dei Giureconsulti a Milano theMICAM, salone internazionale della calzatura leader a livello mondiale, porta in scena “Twelve Shoes una per ogni ora del giorno” una mostra a cura di Daniela Fedi e Lucia Serlenga che, con il supporto del fotografo Federico Garibaldi, indagano sulla calzatura come filo conduttore che unisce Artigianato, Moda e Arte.

L'esposizione nasce da un'osservazione di costume: è evidente che non basti un solo paio di scarpe. E se il New York Times, in una propria indagine, ha stabilito in 5 il numero di paia essenziali, le curatrici sono arrivate a considerarne dodici. Come le ore della giornata, ognuna vissuta intensamente dalla moderna "Wonder Woman", che per questo necessita di affrontarle con il giusto confort. E hanno per questo selezionato dodici scarpe-simbolo tra le nuove proposte presentate in fiera degli oltre 1450 espositori di theMICAM.

 

Aldo Bruè - Ballerina