L'inaugurazione del nuovo spazio DICO’ a Piazza de’ Ricci (Via di Monserrato, 23) si pone come ulteriore novità nel novero incessante delle creazioni dell’artista romano noto per le combustioni.
Infatti non si tratta solo dell’inaugurazione di un nuovo studio, un nuovo atelier, un nuovo laboratorio, quanto piuttosto di una vera e propria opera d’arte.
Partendo dall'idea newyorkese di factory, DICO’ va oltre per realizzare uno spazio-esposizione-casa- laboratorio che è di per sé un’esperienza emotiva e dirompente per chi ne varca la soglia.
Lo spazio architettonico non è lineare, si apre con un grande salone e si ha l'impressione di trovarsi in una galleria d’arte new concept piena di opere neo-pop, il Joker, le Marilyn, il Popeye e le grandi bandiere americane.
Notevole è la sala successive dalle pareti scure che ha un che di museale, quadri sospesi, capolavori eterni dell’arte rivisitati e rielaborati dall'artista con le sue combustioni: la notte stellata di Van Gogh, la Ragazza col turbante di Vermeer, il Napoleone di J.L.David. Ancora più avanti un’altra sala da cui in alto a sinistra filtra la luce esterna tramite antichi finestroni mentre a destra sbalzano fuori i neon rossi da un enorme Colosseo che ci dice come nelle opere dell'artista il passato sia sempre fagocitato nel presente e proiettato nel futuro. Infine ci troviamo in una sala sormontata da un modernissimo soppalco; teatro, immaginiamo, di creazioni divine, dove arte e vita si fondono in un abbraccio dionisiaco. Arte e Vita non hanno più confini divisori.
L'inaugurazione del nuovo spazio DICO’ a Piazza de’ Ricci (Via di Monserrato, 23) si pone come ulteriore novità nel novero incessante delle creazioni dell’artista romano noto per le combustioni.
Infatti non si tratta solo dell’inaugurazione di un nuovo studio, un nuovo atelier, un nuovo laboratorio, quanto piuttosto di una vera e propria opera d’arte.
Partendo dall'idea newyorkese di factory, DICO’ va oltre per realizzare uno spazio-esposizione-casa- laboratorio che è di per sé un’esperienza emotiva e dirompente per chi ne varca la soglia.
Lo spazio architettonico non è lineare, si apre con un grande salone e si ha l'impressione di trovarsi in una galleria d’arte new concept piena di opere neo-pop, il Joker, le Marilyn, il Popeye e le grandi bandiere americane.
Notevole è la sala successive dalle pareti scure che ha un che di museale, quadri sospesi, capolavori eterni dell’arte rivisitati e rielaborati dall'artista con le sue combustioni: la notte stellata di Van Gogh, la Ragazza col turbante di Vermeer, il Napoleone di J.L.David. Ancora più avanti un’altra sala da cui in alto a sinistra filtra la luce esterna tramite antichi finestroni mentre a destra sbalzano fuori i neon rossi da un enorme Colosseo che ci dice come nelle opere dell'artista il passato sia sempre fagocitato nel presente e proiettato nel futuro. Infine ci troviamo in una sala sormontata da un modernissimo soppalco; teatro, immaginiamo, di creazioni divine, dove arte e vita si fondono in un abbraccio dionisiaco. Arte e Vita non hanno più confini divisori.
L'inaugurazione del nuovo spazio DICO’ a Piazza de’ Ricci (Via di Monserrato, 23) si pone come ulteriore novità nel novero incessante delle creazioni dell’artista romano noto per le combustioni.
Infatti non si tratta solo dell’inaugurazione di un nuovo studio, un nuovo atelier, un nuovo laboratorio, quanto piuttosto di una vera e propria opera d’arte.
Partendo dall'idea newyorkese di factory, DICO’ va oltre per realizzare uno spazio-esposizione-casa- laboratorio che è di per sé un’esperienza emotiva e dirompente per chi ne varca la soglia.
Lo spazio architettonico non è lineare, si apre con un grande salone e si ha l'impressione di trovarsi in una galleria d’arte new concept piena di opere neo-pop, il Joker, le Marilyn, il Popeye e le grandi bandiere americane.
Notevole è la sala successive dalle pareti scure che ha un che di museale, quadri sospesi, capolavori eterni dell’arte rivisitati e rielaborati dall'artista con le sue combustioni: la notte stellata di Van Gogh, la Ragazza col turbante di Vermeer, il Napoleone di J.L.David. Ancora più avanti un’altra sala da cui in alto a sinistra filtra la luce esterna tramite antichi finestroni mentre a destra sbalzano fuori i neon rossi da un enorme Colosseo che ci dice come nelle opere dell'artista il passato sia sempre fagocitato nel presente e proiettato nel futuro. Infine ci troviamo in una sala sormontata da un modernissimo soppalco; teatro, immaginiamo, di creazioni divine, dove arte e vita si fondono in un abbraccio dionisiaco. Arte e Vita non hanno più confini divisori.
Dall’8 giugno al 9 luglio 2017 la Sala del Giubileo del Complesso del Vittoriano – Ala Brasini di Roma ospita la mostra DICÓ | Combustioni: un’antologica dedicata ad uno degli artisti più dirompenti ed originali del panorama italiano ed internazionale, che rappresenta ad oggi una delle più innovative manifestazioni artistiche del Neo-Pop.
Curata da Lamberto Petrecca, la mostra presenta circa 40 opere, alcune delle quali esposte per la prima volta al pubblico che potrà immergersi in un originale universo espressivo che unisce gli echi di Warhol e Burri con la Street Art.
Come è ormai noto, infatti, Dicò avvolge i ritratti di personaggi famosi assurti a icone del proprio tempo e monumenti altrettanto iconici in una lastra di materiale plastico che viene poi bruciato e piegato, dando all’opera una nuova prospettiva. Dicò ridà nuova vita ai miti contemporanei: da Marilyn alla Gioconda, da Gandhi a Fidel Castro, da Mohammad Alì a Gianni Agnelli.
“In fondo Dicò – ricorda Vittorio Sgarbi nel suo testo critico in catalogo – non fa né il Burri redivivo, né l’erede della Pop Art, anche se entrambe le esperienze lo hanno ampiamente ispirato”, la sua, prosegue il critico , è “una concezione pragmatica dell’arte, per cui quello che conta è l’oggetto che riesci a elaborare, non ciò che agiti intorno ad esso”.
Dall’8 giugno al 9 luglio 2017 la Sala del Giubileo del Complesso del Vittoriano – Ala Brasini di Roma ospita la mostra DICÓ | Combustioni: un’antologica dedicata ad uno degli artisti più dirompenti ed originali del panorama italiano ed internazionale, che rappresenta ad oggi una delle più innovative manifestazioni artistiche del Neo-Pop.
Curata da Lamberto Petrecca, la mostra presenta circa 40 opere, alcune delle quali esposte per la prima volta al pubblico che potrà immergersi in un originale universo espressivo che unisce gli echi di Warhol e Burri con la Street Art.
Come è ormai noto, infatti, Dicò avvolge i ritratti di personaggi famosi assurti a icone del proprio tempo e monumenti altrettanto iconici in una lastra di materiale plastico che viene poi bruciato e piegato, dando all’opera una nuova prospettiva. Dicò ridà nuova vita ai miti contemporanei: da Marilyn alla Gioconda, da Gandhi a Fidel Castro, da Mohammad Alì a Gianni Agnelli.
“In fondo Dicò – ricorda Vittorio Sgarbi nel suo testo critico in catalogo – non fa né il Burri redivivo, né l’erede della Pop Art, anche se entrambe le esperienze lo hanno ampiamente ispirato”, la sua, prosegue il critico , è “una concezione pragmatica dell’arte, per cui quello che conta è l’oggetto che riesci a elaborare, non ciò che agiti intorno ad esso”.
Dall’8 giugno al 9 luglio 2017 la Sala del Giubileo del Complesso del Vittoriano – Ala Brasini di Roma ospita la mostra DICÓ | Combustioni: un’antologica dedicata ad uno degli artisti più dirompenti ed originali del panorama italiano ed internazionale, che rappresenta ad oggi una delle più innovative manifestazioni artistiche del Neo-Pop.
Curata da Lamberto Petrecca, la mostra presenta circa 40 opere, alcune delle quali esposte per la prima volta al pubblico che potrà immergersi in un originale universo espressivo che unisce gli echi di Warhol e Burri con la Street Art.
Come è ormai noto, infatti, Dicò avvolge i ritratti di personaggi famosi assurti a icone del proprio tempo e monumenti altrettanto iconici in una lastra di materiale plastico che viene poi bruciato e piegato, dando all’opera una nuova prospettiva. Dicò ridà nuova vita ai miti contemporanei: da Marilyn alla Gioconda, da Gandhi a Fidel Castro, da Mohammad Alì a Gianni Agnelli.
“In fondo Dicò – ricorda Vittorio Sgarbi nel suo testo critico in catalogo – non fa né il Burri redivivo, né l’erede della Pop Art, anche se entrambe le esperienze lo hanno ampiamente ispirato”, la sua, prosegue il critico , è “una concezione pragmatica dell’arte, per cui quello che conta è l’oggetto che riesci a elaborare, non ciò che agiti intorno ad esso”.
Dall’8 giugno al 9 luglio 2017 la Sala del Giubileo del Complesso del Vittoriano – Ala Brasini di Roma ospita la mostra DICÓ | Combustioni: un’antologica dedicata ad uno degli artisti più dirompenti ed originali del panorama italiano ed internazionale, che rappresenta ad oggi una delle più innovative manifestazioni artistiche del Neo-Pop.
Curata da Lamberto Petrecca, la mostra presenta circa 40 opere, alcune delle quali esposte per la prima volta al pubblico che potrà immergersi in un originale universo espressivo che unisce gli echi di Warhol e Burri con la Street Art.
Come è ormai noto, infatti, Dicò avvolge i ritratti di personaggi famosi assurti a icone del proprio tempo e monumenti altrettanto iconici in una lastra di materiale plastico che viene poi bruciato e piegato, dando all’opera una nuova prospettiva. Dicò ridà nuova vita ai miti contemporanei: da Marilyn alla Gioconda, da Gandhi a Fidel Castro, da Mohammad Alì a Gianni Agnelli.
“In fondo Dicò – ricorda Vittorio Sgarbi nel suo testo critico in catalogo – non fa né il Burri redivivo, né l’erede della Pop Art, anche se entrambe le esperienze lo hanno ampiamente ispirato”, la sua, prosegue il critico , è “una concezione pragmatica dell’arte, per cui quello che conta è l’oggetto che riesci a elaborare, non ciò che agiti intorno ad esso”.