All’esterno della mostra di Rousseau “Il Candore Arcaico” i curatori di Palazzo Ducale hanno ben pensato di integrare lo spirito naif che alberga in ognuno di noi con la naivitè dell’artista stesso, in sinergia con il contenuto dell’esposizione e abbracciando idealmente il mondo digitale: un cartonato è infatti presente nella Selfie Room, ed è innegabile che il nome evocativo della sala e i buchi da riempire del cartonato siano irresistibili.
Il termine “naif” accompagnò per lungo tempo, con un’accezione negativa, l’artista, a cui la critica non perdonava la limitatezza delle capacità tecniche, che lo portavano a trascurare le regole prospettiche o a dipingere, ad esempio, una vegetazione non esistente nella realtà. La rivalutazione di Rousseau fu tardiva: arrivò soprattutto grazie al movimento simbolista, che rimase affascinato dalla straordinaria fantasia del pittore.
Henri Rousseau, Nozze in Campagna
All’esterno della mostra di Rousseau “Il Candore Arcaico” i curatori di Palazzo Ducale hanno ben pensato di integrare lo spirito naif che alberga in ognuno di noi con la naivitè dell’artista stesso, in sinergia con il contenuto dell’esposizione e abbracciando idealmente il mondo digitale: un cartonato è infatti presente nella Selfie Room, ed è innegabile che il nome evocativo della sala e i buchi da riempire del cartonato siano irresistibili.
Il termine “naif” accompagnò per lungo tempo, con un’accezione negativa, l’artista, a cui la critica non perdonava la limitatezza delle capacità tecniche, che lo portavano a trascurare le regole prospettiche o a dipingere, ad esempio, una vegetazione non esistente nella realtà. La rivalutazione di Rousseau fu tardiva: arrivò soprattutto grazie al movimento simbolista, che rimase affascinato dalla straordinaria fantasia del pittore.
Henri Rousseau, Les joueurs de foot-ball
All’esterno della mostra di Rousseau “Il Candore Arcaico” i curatori di Palazzo Ducale hanno ben pensato di integrare lo spirito naif che alberga in ognuno di noi con la naivitè dell’artista stesso, in sinergia con il contenuto dell’esposizione e abbracciando idealmente il mondo digitale: un cartonato è infatti presente nella Selfie Room, ed è innegabile che il nome evocativo della sala e i buchi da riempire del cartonato siano irresistibili.
Il termine “naif” accompagnò per lungo tempo, con un’accezione negativa, l’artista, a cui la critica non perdonava la limitatezza delle capacità tecniche, che lo portavano a trascurare le regole prospettiche o a dipingere, ad esempio, una vegetazione non esistente nella realtà. La rivalutazione di Rousseau fu tardiva: arrivò soprattutto grazie al movimento simbolista, che rimase affascinato dalla straordinaria fantasia del pittore.
Henri Rousseau, L'enfant à la poupée
A trent’anni esatti dalla scomparsa del grande artista americano, Palazzo Ducale di Genova e 24 ORE Cultura dedicano una grande retrospettiva ad Andy Warhol (Pittsburgh, 6 agosto 1928 – New York, 22 febbraio 1987).
Curata da Luca Beatrice, prodotta e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova e da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, la mostra presenta circa 170 opere tra tele, prints, disegni, polaroid, sculture, oggetti, provenienti da collezioni private, musei e fondazioni pubbliche e private italiane e straniere.
Il percorso tematico si sviluppa intorno a sei linee conduttrici: le icone, i ritratti, i disegni, il suo importante rapporto con l’Italia, le polaroid, la comunicazione e la pubblicità.
Una mostra che copre l’intero arco dell’attività dell’artista più famoso e popolare del secolo scorso. Con lui si apre l’epoca dell’arte contemporanea, così come ancora la intendiamo oggi. Se nel calendario della musica pop c’è un ante e un post Beatles, l’unico fenomeno culturale e mediatico degli anni Sessanta in grado di rivaleggiare con Warhol, allo stesso modo in quello dell’arte dobbiamo parlare di un “Before Andy” e di un “After Andy”.
Soprattutto, Andy Warhol è stato capace di intuire e anticipare i profondi cambiamenti che la società contemporanea avrebbe attraversato a partire dall’era pop, da quando cioè l’opera d’arte ha cominciato a relazionarsi quotidianamente con la società dei massmedia, delle merci e del consumo. Nella Factory, a New York, non solo si producevano dipinti e serigrafie: si faceva cinema, musica rock, editoria, si attraversavano nuovi linguaggi sperimentali in una costante ricerca d’avanguardia. Anche nei confronti della televisione, il nuovo medium per eccellenza, Warhol manifestava una curiosità straordinaria e, probabilmente, se fosse vissuto nei nostri tempi, non avrebbe esitato a usare i social network e la comunicazione in rete.
In mostra alcuni straordinari disegni preparatori che anticipano dipinti famosi come il Dollaro o il Mao; le celeberrime icone di Marilyn, qui presente sia nella serigrafia del 1967 sia nella tela Four Marilyn, della Campbell Soup e delle Brillo Boxes; i ritratti di volti noti come Man Ray, Liza Minnelli, Mick Jagger, Joseph Beuys e di alcuni importanti personaggi italiani: Gianni Agnelli, Giorgio Armani e Sandro Chia. Un’intera sezione è poi dedicata alle polaroid, tanto importante e utilizzata da Andy Warhol per immortalare celebrities, amici, star e starlett e di cui si presentano oltre 90 pezzi.
Warhol Pop Society rimarrà a Palazzo Ducale fino al 26 febbraio 2017.
Dal 21 ottobre a Palazzo Ducale di Genova c’è Warhol – Pop Society.
Curata da Luca Beatrice e prodotta da Palazzo Ducale di Genova e da 24 ORE Cultura, l’esposizione è una grande retrospettiva a 30 anni dalla morte dell’artista che più di ogni altro ha saputo raccontare, tramite la sua produzione, la società del consumo e della comunicazione.
La mostra presenta circa 170 opere tra tele, prints, disegni, polaroid, sculture, oggetti, provenienti da collezioni private, musei e fondazioni pubbliche e private italiane e straniere. Il percorso tematico si sviluppa intorno a sei linee conduttrici: le icone, i ritratti, i disegni, il suo importante rapporto con l’Italia, le polaroid, la comunicazione e la pubblicità.
Una mostra che copre l’intero arco dell’attività dell’artista più famoso e popolare del secolo scorso. Con lui si apre l’epoca dell’arte contemporanea, così come ancora la intendiamo oggi. “Warhol – Pop Society” resterà a Palazzo Ducale di Genova fino al 26 febbraio 2017.
Andy Warhol - Self-Portrait, 1986
Dal 21 ottobre a Palazzo Ducale di Genova c’è Warhol – Pop Society.
Curata da Luca Beatrice e prodotta da Palazzo Ducale di Genova e da 24 ORE Cultura, l’esposizione è una grande retrospettiva a 30 anni dalla morte dell’artista che più di ogni altro ha saputo raccontare, tramite la sua produzione, la società del consumo e della comunicazione.
La mostra presenta circa 170 opere tra tele, prints, disegni, polaroid, sculture, oggetti, provenienti da collezioni private, musei e fondazioni pubbliche e private italiane e straniere. Il percorso tematico si sviluppa intorno a sei linee conduttrici: le icone, i ritratti, i disegni, il suo importante rapporto con l’Italia, le polaroid, la comunicazione e la pubblicità.
Una mostra che copre l’intero arco dell’attività dell’artista più famoso e popolare del secolo scorso. Con lui si apre l’epoca dell’arte contemporanea, così come ancora la intendiamo oggi. “Warhol – Pop Society” resterà a Palazzo Ducale di Genova fino al 26 febbraio 2017.
Andy Warhol - White Brillo Boxes, 1964
Dal 21 ottobre a Palazzo Ducale di Genova c’è Warhol – Pop Society.
Curata da Luca Beatrice e prodotta da Palazzo Ducale di Genova e da 24 ORE Cultura, l’esposizione è una grande retrospettiva a 30 anni dalla morte dell’artista che più di ogni altro ha saputo raccontare, tramite la sua produzione, la società del consumo e della comunicazione.
La mostra presenta circa 170 opere tra tele, prints, disegni, polaroid, sculture, oggetti, provenienti da collezioni private, musei e fondazioni pubbliche e private italiane e straniere. Il percorso tematico si sviluppa intorno a sei linee conduttrici: le icone, i ritratti, i disegni, il suo importante rapporto con l’Italia, le polaroid, la comunicazione e la pubblicità.
Una mostra che copre l’intero arco dell’attività dell’artista più famoso e popolare del secolo scorso. Con lui si apre l’epoca dell’arte contemporanea, così come ancora la intendiamo oggi. “Warhol – Pop Society” resterà a Palazzo Ducale di Genova fino al 26 febbraio 2017.
Andy Warhol - Marilyn, 1967