A Milano, a Palazzo Reale, dal 21 febbraio al 18 giugno 2017 c'è “Keith Haring - About Art”.
La regola che vuole che ogni artista abbia dei debiti nei confronti della grande arte del passato è a volte, quando si tratta di artisti moderni, difficile da verificarsi con immediatezza.
Quando poi l'artista in questione ha un tratto talmente inconfondibile e unico da essere immediatamente identificabile, e si immedesima più che mai con la modernità - e non solo a livello stilistico - il compito è a volte ancora più arduo.
Haring, artista emblematico dell'ultima grande rivoluzione controculturale e urbana - quella degli anni ottanta, dell'Hip-hop e della street art - attinge invece a piene mani - secondo la visione del curatore Gianni Mercurio - alla grande storia dell'arte del vecchio continente. E la mostra pone il focus proprio su questo aspetto.
Come i grandi padri del rap classico si rifacevano fortemente - pur nella loro quasi clamorosa originalità - a tradizioni come quelle black, dal blues al soul, o quelle europee della nuova musica elettronica, Haring fu grande osservatore della tradizione artistica. E non solo; la fame di cultura dell'artista, onnivora, spaziava dalla letteratura al cinema, dalla saggistica alla semiologia.
La mostra, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, 24 ORE Cultura , con il prezioso contributo della Keith Haring Foundation , presenta 110 opere, molte di dimensioni monumentali e inedite. E, a dimostrazione del rapporto tra Haring e la storia dell'arte, il percorso espositivo pone i lavori dell'artista americano in dialogo con le sue fonti di ispirazione: dall'arte classica a quella precolombiana, dalle figure archetipiche alle creazioni degli indigeni del Pacifico e a quelli americani, da Bosch a Masaccio passando per il Rinascimento e fino ai maestri del Novecento come Pollock, Chagall o Klee.
Haring, in netta controtendenza rispetto agli artisti pop - nel senso di popolari, da Dalì in poi, passando per Warhol per arrivare all'evanescente Banksy, che fa della sua assenza una grande presenza - tutto fu fuorché un personaggio mediatico.
La sua arte, fatta di schemi ripetitivi, è più un segno grafico che pittura. Eppure la sua forza, l'impatto estetico dei suoi lavori, è dirompente. E questo è dovuto alla potenza del suo messaggio sociale e politico, che seppe farsi segno dei tempi.
Fino alla sua morte fulminea e prematura, nel 1990, lavorò senza sosta per comunicare le sue opinioni, attraverso le sue visioni. Fu tra l’altro proprio in Italia, sulla parete esterna della canonica di Sant'Antonio abate a Pisa, che l’artista eseguì uno dei suoi più importanti lavori: “Tuttomondo”, ovvero il più grande murale europeo. La sua ultima opera pubblica, l’unica pensata per rimanere permanente.
Eppure questa esposizione dimostra che, nonostante i limiti oggettivi che la street art pone alla volontà di eternare, quando il messaggio è forte e il segno è irripetibile, l’arte resta per sempre.
A Milano a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 18 giugno 2017 c’è la grande mostra Keith Haring. About Art. L’esposizione, curata da Gianni Mercuri, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Giunti Arte mostre musei e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, con la collaborazione scientifica di Madeinart e il prezioso contributo della Keith Haring Fondation, presenta 110 opere, molte di grandi dimensioni, alcune inedite o mai esposte in Italia.
La rassegna, per la prima volta, rende il senso profondo e la complessità della ricerca dell’artista, mettendo in luce il suo rapporto con la storia dell’arte. Le opere dell’artista americano si affiancano a quelle di autori di epoche diverse, a cui Haring si è ispirato e che ha reinterpretato con il suo stile unico e inconfondibile, in una sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi del suo secolo e di escursioni nel futuro con l’impiego del computer in alcune sue ultime sperimentazioni. Tra queste, s’incontrano quelle realizzate da Jackson Pollock, Jean Dubuffet, Paul Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre.
Keith Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento; la sua arte è percepita come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata su temi propri del suo e del nostro tempo: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Haring ha partecipato di un sentire collettivo diventando l’icona di artista-attivista globale.
Tuttavia, il suo progetto fu di ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico personale, immaginario simbolico,che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l’arte come testimonianza di una verità interiore che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale e individuale. È in questo disegno che risiede la vera grandezza di Haring; da qui parte e si sviluppa il suo celebrato impegno di artista-attivista e si afferma la sua forte singolarità rispetto ai suoi contemporanei.
Keith Haring, untitled (1981)
A Milano a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 18 giugno 2017 c’è la grande mostra Keith Haring. About Art. L’esposizione, curata da Gianni Mercuri, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Giunti Arte mostre musei e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, con la collaborazione scientifica di Madeinart e il prezioso contributo della Keith Haring Fondation, presenta 110 opere, molte di grandi dimensioni, alcune inedite o mai esposte in Italia.
La rassegna, per la prima volta, rende il senso profondo e la complessità della ricerca dell’artista, mettendo in luce il suo rapporto con la storia dell’arte. Le opere dell’artista americano si affiancano a quelle di autori di epoche diverse, a cui Haring si è ispirato e che ha reinterpretato con il suo stile unico e inconfondibile, in una sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi del suo secolo e di escursioni nel futuro con l’impiego del computer in alcune sue ultime sperimentazioni. Tra queste, s’incontrano quelle realizzate da Jackson Pollock, Jean Dubuffet, Paul Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre.
Keith Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento; la sua arte è percepita come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata su temi propri del suo e del nostro tempo: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Haring ha partecipato di un sentire collettivo diventando l’icona di artista-attivista globale.
Tuttavia, il suo progetto fu di ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico personale, immaginario simbolico,che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l’arte come testimonianza di una verità interiore che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale e individuale. È in questo disegno che risiede la vera grandezza di Haring; da qui parte e si sviluppa il suo celebrato impegno di artista-attivista e si afferma la sua forte singolarità rispetto ai suoi contemporanei.
Keith Haring, untitled (1986)
A Milano a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 18 giugno 2017 c’è la grande mostra Keith Haring. About Art. L’esposizione, curata da Gianni Mercuri, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Giunti Arte mostre musei e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, con la collaborazione scientifica di Madeinart e il prezioso contributo della Keith Haring Fondation, presenta 110 opere, molte di grandi dimensioni, alcune inedite o mai esposte in Italia.
La rassegna, per la prima volta, rende il senso profondo e la complessità della ricerca dell’artista, mettendo in luce il suo rapporto con la storia dell’arte. Le opere dell’artista americano si affiancano a quelle di autori di epoche diverse, a cui Haring si è ispirato e che ha reinterpretato con il suo stile unico e inconfondibile, in una sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi del suo secolo e di escursioni nel futuro con l’impiego del computer in alcune sue ultime sperimentazioni. Tra queste, s’incontrano quelle realizzate da Jackson Pollock, Jean Dubuffet, Paul Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre.
Keith Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento; la sua arte è percepita come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata su temi propri del suo e del nostro tempo: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Haring ha partecipato di un sentire collettivo diventando l’icona di artista-attivista globale.
Tuttavia, il suo progetto fu di ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico personale, immaginario simbolico,che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l’arte come testimonianza di una verità interiore che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale e individuale. È in questo disegno che risiede la vera grandezza di Haring; da qui parte e si sviluppa il suo celebrato impegno di artista-attivista e si afferma la sua forte singolarità rispetto ai suoi contemporanei.
Keith Haring, untitled (1985, Mural for st.Patrick’s Daycare Center, San Francisco)
A Milano a Palazzo Reale dal 21 febbraio al 18 giugno 2017 c’è la grande mostra Keith Haring. About Art. L’esposizione, curata da Gianni Mercuri, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Giunti Arte mostre musei e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, con la collaborazione scientifica di Madeinart e il prezioso contributo della Keith Haring Fondation, presenta 110 opere, molte di grandi dimensioni, alcune inedite o mai esposte in Italia.
La rassegna, per la prima volta, rende il senso profondo e la complessità della ricerca dell’artista, mettendo in luce il suo rapporto con la storia dell’arte. Le opere dell’artista americano si affiancano a quelle di autori di epoche diverse, a cui Haring si è ispirato e che ha reinterpretato con il suo stile unico e inconfondibile, in una sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi del suo secolo e di escursioni nel futuro con l’impiego del computer in alcune sue ultime sperimentazioni. Tra queste, s’incontrano quelle realizzate da Jackson Pollock, Jean Dubuffet, Paul Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre.
Keith Haring è stato uno dei più importanti autori della seconda metà del Novecento; la sua arte è percepita come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata su temi propri del suo e del nostro tempo: droga, razzismo, Aids, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. Haring ha partecipato di un sentire collettivo diventando l’icona di artista-attivista globale.
Tuttavia, il suo progetto fu di ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico personale, immaginario simbolico,che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l’arte come testimonianza di una verità interiore che pone al suo centro l’uomo e la sua condizione sociale e individuale. È in questo disegno che risiede la vera grandezza di Haring; da qui parte e si sviluppa il suo celebrato impegno di artista-attivista e si afferma la sua forte singolarità rispetto ai suoi contemporanei.
Keith Haring, untitled (1984)