Apre al pubblico da sabato 13 maggio a domenica 26 novembre 2017, ai Giardini e all’Arsenale, la 57. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo VIVA ARTE VIVA, curata da Christine Macel e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta.
La Mostra è affiancata da 87 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 4 i paesi presenti per la prima volta: Antigua e Barbuda, Kiribati, Nigeria, Kazakistan (prima volta da solo).
Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, è curato quest’anno da Cecilia Alemani.
La Mostra offre un percorso espositivo che si sviluppa intorno a nove capitoli o famiglie di artisti, con due primi universi nel Padiglione Centrale ai Giardini e sette altri universi che si snodano dall'Arsenale fino al Giardino delle Vergini. 120 sono gli artisti partecipanti, provenienti da 51 paesi; di questi 103 sono presenti per la prima volta.
«La Biennale si deve qualificare come luogo che ha come metodo, e quasi come ragion d'essere, il libero dialogo tra gli artisti e tra questi e il pubblico.»
Con queste parole il Presidente della Biennale Paolo Baratta presenta la Biennale Arte 2017, spiegando che «con la presente edizione si introduce un ulteriore sviluppo; è come se quello che deve sempre essere il metodo principale del nostro lavoro, l'incontro e il dialogo, diventasse il tema stesso della Mostra. Perché questa Biennale è proprio dedicata a celebrare, e quasi a render grazie, all'esistenza stessa dell'arte e degli artisti, che ci offrono con i loro mondi una dilatazione della nostra prospettiva e dello spazio della nostra esistenza.» «Una Mostra ispirata all'umanesimo, dice Christine Macel. Un umanesimo non focalizzato su un ideale artistico da inseguire, né tanto meno caratterizzato dalla celebrazione dell'uomo come essere capace di dominare su quanto lo circonda; semmai un umanesimo che celebra la capacità dell'uomo, attraverso l'arte, di non essere dominato dalle forze che governano quanto accade nel mondo, forze che se lasciate sole possono grandemente condizionare in senso riduttivo la dimensione umana.»
Ernesto Neto - Um Sagrado Lugar (A Sacred Place)
Art Basel è una delle più importanti fiere di arte moderna e contemporanea al mondo. Si svolge ogni anno, in tre distinti appuntamenti, a Basilea, a Miami Beach e ad Hong Kong.
A Miami Beach sono 267 le gallerie presenti, provenienti da 31 paesi.
Riviviamo la fiera di quest’anno attraverso 10 artisti:
NATHALIE DJURBERG, videoartista e scultrice svedese già vincitrice di un Leone alla Biennale di Venezia del 2009 (per i film in stop-motion prodotti con Hans Berg) propone presso lo stand di Galleria Marconi alcune sue recenti opere, ovvero dei Donut di gommapiuma, sculture-poltrone la cui forma circolare richiama un concetto ricorrente nelle installazioni dell’artista, a richiamare la forma essenziale del cosmo.
GÉZA SZÖLLŐSI, artista ungherese, è presente allo stand di NextArt Galeria con una delle sue facce animali gonfiate, realizzate con reali teste di animali morti e trattate tramite tassidermia. Profondamente unpop, eccessivo, spesso accostato idealmente in questo ad artisti quali Jake and Dinos Chapman, Jeff Koons o Cindy Sherman – coi quali ha anche esposto – è anche fotografo e grafico. Certamente i lavori basati sulla tassidermia o sulla carne animale sono i più scioccanti (e c’è da dire che quello qui presente è uno di quelli più “delicati”), ma probabilmente – e forse anche grazie a questo – i più efficaci.
ERNESTO NETO, artista brasiliano, con “Nós Sonhando [Spacebodyship]”, installata a Collins Park, invita il visitatore a riposare il suo corpo, ed implicitamente – attraverso il titolo dell’opera – a far sì che questo riposo possa essere preludio a un viaggio onirico che certamente garantirà una più profonda fruizione dell’opera stessa, come di ogni opera presente. Fa parte di una serie di 26 installazioni site-specific di svariati artisti per il parco, che sviluppano il concetto di sperimentazione.
ROBERT WILSON, definito “il più grande artista teatrale d’avanguardia”, è senza dubbio artista totale: scultore, pittore, coreografo, sound e light designer, performer, video artista, regista e drammaturgo. La galleria Thomas Schulte porta a Miami tre videoinstallazioni – già presentate al Louvre un anno fa – in cui Lady Gaga è la musa che reinterpreta alcuni importanti quadri del passato, tra cui spiccano quelli dei neoclassici Ingres e David.
SALLY MANN è presente con una delle sue fotografie più famose: “Candy Cigarette”, in cui la figlia Jessie appare sospesa in un frammento di tempo irreale, come distratta dalle sue attività infantili, con in mano una caramella a forma di sigaretta: una sorta di rivisitazione di una donna vissuta in chiave infantile, in cui la forza paradossale è notevole. La stampa, una silver print facente parte di una serie limitata a 25 ed esaurita, è della Edwynn Houk Gallery.
PETER MARINO, archistar che ha rivoluzionato il concetto della boutique di lusso, è “presente” più che mai, quasi in carne ed ossa, al Bass Museum. Certamente è presente una delle sue mise di cuoio nero, indossata da una sua riproduzione iperrealista che invita irresistibilmente al selfie. È esposta parte della sua collezione privata di opere d’arte: artisti quali il nostro Rudolf Stingel, Dan Colen, Christopher Wool, e ancora Anself Kiefer, Georg Baselitz, Robert Mapplethorpe.
OS GEMEOS, graffiti artists brasiliani e gemelli monozigoti (da cui il nome), espongono un’opera “Untitled” allo stand di Lehmann Maupin. Da una tavola di 254 x 330 x 16 cm pare fuoriuscire un personaggio dalla pelle gialla – caratteristica ricorrente nei lavori del duo, che afferma che fosse il colore abituale dei sogni di entrambi. Certamente, il giallo e in generale i colori utilizzati da Os Gemeos sottolineano una forte identificazione con la loro terra.
HANDIEDAN, artista olandese, realizza elaborati collage tridimensionali a bassorilievo, con un meticoloso lavoro sui vari layer, in cui combina sfondi vittoriani, barocchi, neoclassici con elementi quali antiche stampe, banconote, carte da gioco, carta da musica e ponendo al centro del soggetto figure di classiche pin-up o anche machi sempre rigorosamente d’epoca. Estetica, simbolismo e forza figurativa per la artista di Hashimoto Contemporary.
GUNILLA KLINGBERG lascia il segno – è il caso di dirlo – con l’ennesima declinazione del suo “A Sign In Space”: una sorta di rullo compressore rivestito di parti di pneumatico giustapposte a formare un disegno geometrico passa, ogni mattina, sulla spiaggia di Miami. Formando un pattern che gli eventi naturali ed umani gradualmente cancelleranno nel corso della giornata. Come un mandala, a ricordare l’apparente paradosso dell’eternità nell’effimero.
THEO JANSEN rende a sua volta protagonista la spiaggia di Miami Beach popolandola con le sue Strandbeesten (lett. “animali da spiaggia” in olandese), sorta di giganteschi “insetti” semoventi e addirittura dotati di abilità percettive, memoria e omeostasi. «i confini tra arte e ingegneria esistono solo nelle nostre menti», dice Janssen, e a ragione: non a caso viene naturale pensare all’approccio di Leonardo. E nel frattempo, alla Scope, Maya Polsky Gallery espone le foto fatte da LENA HERZOG alle bestie di Jansen.